sabato 29 dicembre 2012

BOMBE E MOSTRI_221° episodio

La giornata dell'annunciata fine del mondo trascorre come tutte le altre, nel senso che la luce solare illumina più o meno la superficie terrestre, a seconda della nuvolosità del cielo. Tutti continuiamo a dire che il sole sorge ad est e tramonta ad ovest, anche se sappiamo che è la Terra che ruota attorno al Sole e non viceversa. Quelli della setta, riuniti a pregare, non sono gli unici pazzi che pensavano che il sole (con la minuscola) oggi sarebbe sorto ad ovest, ma così non è stato. Però, proprio per non smentire la loro profonda stupidità, si vedono costretti a sperare che qualche disastro capiti davvero. Anche uno piccolo sarebbe meglio di niente. Uomini, donne e bambini, e non tutti con la scusa di aver poco studiato a scuola. Ci sono diplomati ed anche laureati, mescolati ai muratori ed ai pescivendoli. Guardano in faccia il loro guru, e lui sospetta che il suo business della credulità stia sbriciolandosi. Ciò che i presenti non sanno è che una delle bombe atomiche artigianali, costruite dai terroristi con il materiale radioattivo rubato negli studi dentistici, è stata depositata nella cantina dell'edificio dove loro si trovano. Diciamo che quasi tutti i presenti sono ignari di questa brutta notizia, dato che il pazzo che ha collocato l'ordigno sta pregando assieme al gruppo. Lui è l'unico a sapere che quel giorno un pezzo di mondo finirà. Un piccolo pezzo di mondo, ma i terroristi nella loro pazzia sanno accontentarsi. Il loro scopo è di ammazzare un certo numero di innocenti, meglio se bambini. Kong finora ha aiutato due delle tre squadre di ricerca, che poi gli hanno lasciato l'incombenza del teletrasporto degli ordigni. Il primo era già stato neutralizzato da Fulminatore. Adesso Kong si lancia nella mischia, per fare la sua parte. Bussa educatamente alla porta della congrega dei creduloni, per chiedere la loro collaborazione a rimuovere la bomba atomica numero quattro. Kong non ha cercato di travestirsi. Lo fa solo quando circola per le strade; non quando si reca in luoghi ove la gente possa osservarlo per più di alcuni secondi. La sua statura e la sua massa muscolare risalterebbero anche se indossasse un ampio pastrano. Aprire la porta ad un tale colosso peloso è impressionante anche per chi si aspetta il verificarsi di un disastro da un momento all'altro. La fama di Evolution lo ha preceduto, per cui nessuno grida e nessuno scappa. I bambini presenti lo accolgono bene, felici di sollevare quella cappa di infelicità, indotta dal sedicente profeta. Kong prende da parte il capo ed alcuni dei suoi collaboratori. La notizia della bomba viene accolta con allarme, ma anche con una specie di gratificazione: è vero che oggi capiterà qualcosa di brutto! L'uomo bestia di Evolution dispone di un dispositivo, che rileva facilmente l'ordigno. La questione si risolverebbe facilmente se il terrorista infiltrato nella setta non decidesse di impugnare una pistola. Il piano del criminale sarebbe quello di trattenere i presenti sotto mira, fino alla deflagrazione. Un piano difficile da attuare, dato che Kong non si farà certo bloccare da una semplice pistola. Gli altri presenti non sono però altrettanto veloci e forti. Il criminale ferirebbe o ucciderebbe uno o due dei presenti prima che Kong lo sistemi. Il pazzo gongola, senza considerare che qualcun altro, oltre a Kong, può saltargli addosso. Tocca al sedicente guru, che in fondo è ammalato di protagonismo, sollevare e scagliare una sedia contro l'uomo armato. Lui risponde sparando, e ferisce il profeta di sciagure. La pallottola non lede organi vitali, smentendo ancora una volta la previsione nefanda. Kong agisce in una frazione di secondo, piombando addosso al terrorista come centinaia di chili di mattoni. L'uomo perde conoscenza, ed al risveglio scoprirà di avere numerose fratture indotte dall'impatto. Kong solleva e porta l'ordigno nucleare all'esterno, dove però, esplodendo, causerebbe ugualmente danni enormi. Ecco perché anche la quarta bomba viene teletrasportata via. In un lampo, la scolopendra-scorpione, che si trova nel deserto nei pressi della Vae Victis, si trova a giocare con un altro pericolosissimo aggeggio. Il mostro extraterrestre non capisce il gioco dei suoi nemici, ma ritiene che fornendogli quelle armi abbiano commesso un gravissimo errore. Rimane da scovare la quinta bomba atomica. Il super computer Galadriel ha tracciato anche la sua posizione, come ha fatto con le altre quattro. Finora nessuno degli ordigni ha liberato il suo potere mortale. Quella disattivata da Fulminatore non ne avrebbe avuto modo. Le altre sono tenute sotto controllo a distanza da Evolution. Al dottor Occulto, fondatore del super-gruppo, non è sfuggita la mossa della scolopendra-scorpione, che è stata capace di interrompere la programmazione impressa dai terroristi. Il mostro extraterrestre intende trasformare le bombe in missili, che scaglierebbe contro la Vae Victis. I suoi intenti non sfuggono ad Evolution; la Maga sta infatti sondando la mente del mostro, correndo il rischio di intossicarsi con quei pensieri alieni. Dragonfire, il drago verde alto tre metri e pesante settecento chili, è in grado di proiettare una valanga di plasma caldissimo. Tuttavia per farlo dovrebbe entrare nel raggio d'azione delle esplosioni. I terroristi hanno collocato tutte le bombe nella stessa città. Chi conosce la mentalità criminale, come la detective Lucrezia, non si stupisce che abbiano agito in tal modo. I terroristi vogliono solo distruggere. Per loro conta il caos, da raggiungere senza piani troppo raffinati. Altrimenti non sarebbe altrettanto liberatorio e gratificante. L'intervento del Ninja Grigio è stato richiesto dal dottor Occulto, che è uno tra i pochi a sapere dove trovarlo. La quinta ed ultima bomba atomica si trova all'interno di una base militare. Come ci sia arrivata non è importante. Ciò che conta è che la giornata sta finendo; quindi migliaia di soldati rischiano di essere vaporizzati sul suolo patrio. Forse le spesse mura della caserma bloccherebbero gran parte dell'onda d'urto; poi però la radioattività si diffonderebbe indisturbata. Il Ninja Grigio è quasi invisibile di notte; sfortunatamente per lui al calar delle tenebre mancano alcune ore. Può sfruttare le zone d'ombra, per mimetizzarsi meglio di qualsiasi umano; restano tuttavia da superare parecchi metri allo scoperto. La postazione militare è soggetta alla sorveglianza armata; non esiterebbero di certo a sparare ad un tizio mascherato, armato di una katana nera. Il Ninja Grigio rischia di essere colpito, visto che la posta in gioco è molto alta. Esercita il suo potere sulla mente della guardia sulla torretta, ma la distanza è eccessiva, e la volontà del soldato gli resiste più del previsto. Mancano pochi secondi alla sventagliata di mitragliatrice che interromperebbe l'azione del giustiziere, e forse anche la sua vita. L'intervento della serpentessa Sysform è quindi assolutamente tempestivo. Tralasciando l'ipotesi di ipnotizzare la guardia, lo assale con tutta la sua massa possente e sinuosa. Lo avvolge in una stretta micidiale, ma non per ucciderlo. Sysform lo morde per somministrargli un veleno paralizzante. Il Ninja Grigio, che si trova a circa cento metri di distanza, avverte quello che sta succedendo, e scatta in avanti, verso l'obiettivo della sua missione. Se l'esplosione sarà evitata, ringrazierà gli Hunter Killer per il loro aiuto alla causa comune. Sarebbe più facile per il Ninja Grigio entrare correndo con la katana sguainata. Non può farlo, dato che i militari che vivono in quella base non sono dei nemici. L'unico suo vantaggio sono i corridoi non perfettamente illuminati. L'avanzata del guerriero è costante, sebbene molte volte sia costretto a fondersi con le ombre. Negli spazi ridotti, la telepatia indotta dalla magia funziona al meglio. Il Ninja Grigio conosce la magia del combattimento con la spada nera, e tutto ciò che ad esso è connesso: la dissimulazione, la parata, l'affondo, il fendente. Un soldato gli passa vicinissimo e lo vede; ma da quella distanza il potere telepatico del Ninja Grigio funziona al massimo. Così la mente del militare memorizza solamente il muro retrostante. Il guerriero delle ombre giunge infine di fronte alla stanza ove è stata depositata la quinta bomba atomica, il Ninja Grigio estrae la sua katana nera. Un colpo di precisione estrema e la serratura cessa di svolgere la sua funzione. L'ordigno pulsa di una luce elettronica, ma anche di una sinistra consapevolezza. Sembra sfidare il Ninja Grigio a colpirla con la sua spada. Trattandosi di un dispositivo nucleare, il guerriero deve evitare che la reazione a catena abbia inizio. Il dottor Occulto gli ha garantito che anche questa bomba sarà teletrasportata, una volta trovata. La katana non taglia l'ordigno, ma le sue emanazioni soprannaturali generano un faro nello spazio-tempo. In risposta, il teletrasportatore che si trova a bordo del cacciatorpediniere Vae Victis apre un portale di worm holes, che aggancia la bomba. L'ordigno sembra emettere un verso di rabbia, ma il sole e la sabbia del deserto lo attendono. Il Ninja Grigio ha però un altro problema, giacché nella stanza irrompono gli uomini della polizia militare. La loro prima reazione sarebbe di aprire il fuoco, contro quella figura armata e palesemente pericolosa, ma un sibilo minaccioso li blocca. Un brivido percorre le loro schiene, perché Stritolatore, Anaconda, Boa e Pitone sono arrivati. I possenti serpentoidi non possono essere confusi con i rettili terrestri, differenziandosi da essi anche per le creste cornee presenti sulla testa. Oltre a ciò, dette creste sono accompagnate da fasce di metallo luccicante e pulsante d'energia. I militari non conoscono gli Hunter Killer, ma capiscono che non sarebbe saggio cercare di eliminarli solo con i fucili mitragliatori. Trattenuta al posto di guardia, la detective Lucrezia accorre proprio allora, accompagnata dal suo gruppo di fuoco. Spiega ai militari che il Ninja Grigio ed i serpentoidi hanno appena evitato un'esplosione capace di uccidere centinaia se non migliaia di persone. La polizia militare non è nota per la sua flessibilità di pensiero, ma le rassicurazioni di una collega consentono loro di sganciarsi dalla brutta situazione. Gli Hunter Killer si stavano già leccando il muso con le grosse lingue bifide, pregustando uno scontro con conseguente merenda: loro sono fatti così. Nel deserto, la scolopendra-scorpione stava manipolando tre delle bombe atomiche. Adesso ne ha una in più. Per quanto il suo aspetto ricordi esseri che sul nostro pianeta non sono rinomati per la loro intelligenza, l'alieno esoscheletrato appartiene ad una razza di esploratori spaziali. L'uovo dal quale è nato si è schiuso da poco; eppure la scolopendra-scorpione possiede già una conoscenza tecnologica che in qualche modo i suoi progenitori le hanno trasmesso assieme al codice genetico. Grazie a questa conoscenza, ha riassemblato i tre ordigni, per creare qualcosa di diverso. La fonte di energia atomica è ciò che le serve per rintracciare i suoi simili, che come lei furono proiettati a grande distanza dall'astronave madre, prima che esplodesse. Ma localizzarli non è sufficiente. I viaggiatori tra i mondi di norma conoscono i balzi spazio-temporali; così adesso l'alieno richiama a sé i suoi simili, teletrasportandoli. I super-eroi di Evolution, che si trovano a bordo della Vae Victis, osservano l'arrivo dei mostri, e si preparano ad affrontarli, ed a chiudere i conti con loro una volta per tutte. La donna leopardo decolla per prima dal ponte del cacciatorpediniere, grazie al suo craft antigravitazionale. Ferox apprezza l'aggressività delle scolopendre-scorpioni, e vuole confrontarla con la sua. La battaglia imminente le riscalda il sangue; vola e si tuffa nella mischia, con gli artigli sguainati. Sul suo volto, la maschera di una divinità guerriera. Due o tre alieni, cresciuti mangiando topi nelle fogne, muovono le chele ed i pungiglioni. Sebbene siano molto giovani, i mostriciattoli non vedono l'ora di ferire, mordere e squarciare. Uccidere o essere uccisi: la legge di tutte le jungle e di tutte le savane. L'impatto è molto rumoroso, ed è seguito dal suono degli artigli della donna leopardo che squarciano gli esoscheletri dei nemici. Kong si solleva in volo subito dopo, maneggiando con maestria il craft che lui stesso ha progettato e fornito a tutti i colleghi di Evolution. L'energia vitale dei mutanti e del drago li solleva con spinta antigravitazionale, e li spinge in avanti, con un impeto dosato dalla volontà. L'uomo bestia attacca con pugni potentissimi, che scagliano lontano i nemici provvisti di pericolose zampe e chele. Con avversari come le scolopendre-scorpioni, si rende necessario evitare di farsi ferire dai pungiglioni certamente velenosi. Fulminatore le colpisce dall'alto, con lampi che non lasciano scampo agli extraterrestri. Tutti combattono accanitamente meno il più grosso della nidiata: quello che ha disassemblato tre degli ordigni per realizzare il teletrasportatore. Si direbbe che si sia nominato comandante del suo manipolo di ardimentosi; ma si tiene in disparte, perché è meno propenso alla zuffa. Ha tenuto da parte una delle bombe, proprio perché immaginava che i suoi fratelli di covata non sarebbero riusciti a sconfiggere gli odiati mammiferi. Li ha mandati allo sbaraglio come carne da cannone, per avere modo di fare esplodere l'ultima delle bombe atomiche. Ferox, Kong e Fulminatore stanno sbaragliando abbastanza facilmente le scolopendre-scorpioni. Non sono però caduti nella trappola del mostriciattolo, specie perché la Maga gli ha sondato la mente in maniera molto discreta, non mettendolo in allarme. L'alieno non ha problemi a sacrificare se stesso e gli altri, se potrà distruggere un bersaglio grande come la Vae Victis. L'esoscheletrato odia visceralmente i mammiferi, ma non sa ancora del loro sodalizio con Dragonfire. Tocca infine proprio al possente rettile verde involarsi dal cacciatorpediniere di Evolution, che dopo l'ultimo viaggio dimensionale è tornato ad immergersi sulle sabbie di quel deserto. L’insettoide è colto di sorpresa dall’avvicinarsi del drago, ma la bomba è ormai pronta a deflagrare. La Maga avvisa telepaticamente Ferox, Kong e Fulminatore di disimpegnarsi, e loro decollano verso l’alto, al massimo della velocità. Sanno cosa succederà a secondi: in una lotta contro il tempo, il plasma caldissimo scaturisce dalle fauci di Dragonfire, investendo e disintegrando l’ordigno e chi si trova nei paraggi. La reazione a catena si arresta quando anche il materiale radioattivo si liquefa e subito dopo si trasforma in gas. Tutte le scolopendre-scorpioni sono state vaporizzate qualche secondo prima.

sabato 22 dicembre 2012

LA FINE DEL MONDO_220° episodio

Centinaia di anni or sono, i maya: un popolo che osservava il cielo e credeva in molte divinità, elaborò un complicatissimo calendario che differenza di tanti altri non si riferiva ad un solo anno alla volta. Noi, che ci consideriamo più civilizzati di loro, non sappiamo come abbiano fatto a misurare il moto dei pianeti. Presumibilmente anche quel popolo disponeva di telescopi, o di qualcosa di simile. Dal punto di vista della Terra, i pianeti e le stelle disegnano nel cielo strani percorsi, che gli antichi maya ricostruirono con una matematica che ancora adesso ci stupisce. Del resto non abbiamo ancora compreso come abbiano fatto a costruire imponenti piramidi, utilizzando enormi pietre lavorate con estrema precisione. La pietra non si taglia facilmente neppure con l'acciaio più duro. Servirebbero lame rotanti diamantate, ma la forza motrice richiesta sarebbe comunque enorme. Difficile ipotizzare che pietroni di centinaia di tonnellate siano stati lavorati e dislocati con la sola forza delle braccia umane. Un popolo misterioso, che tra le altre cose ci ha lasciato in eredità la leggenda della prossima fine del mondo. Inutile provare a spiegare alla moltitudine umana che "fine del mondo" significa troppo e troppo poco. In parecchi immaginano che, come nei film, un planetoide venga a schiantarsi proprio sulla Terra. In effetti, nel sistema solare sono presenti numerosissimi asteroidi, ma ruotano attorno al Sole, in una loro orbita, tra Marte e Giove. Per quale motivo uno di essi dovrebbe uscire dai ranghi, per venirci a trovare, profezia o non profezia? Questa è una razionalizzazione, ma gli umani non sono razionali. Forse perché miliardi di umani sospettano di poter essere la causa della loro stessa prossima estinzione, sebbene non nel breve o nel medio periodo. Questa è la storia di alcuni eventi capitati prima della data fatidica. Eventi coinvolgenti i super-eroi di Evolution. Il giorno in questione è il solstizio d'inverno, quindi non una data a caso. L'aspirante profeta si è mosso da mesi, agganciando creduloni on line. Ha raccontato di essere in possesso di informazioni segrete, tratte da libri antichissimi ed introvabili. Uno spunto non del tutto originale, dato che da anni scrittori veri o presunti pubblicano libri con copertine molto belle, che narrano appunto di cercatori di misteri bibliografici. Il programma del giorno della fine del mondo comprende preghiere, meditazioni trascendentali, digiuni ed evocazioni demoniache. Il profeta fai da te spera ovviamente che la fine del mondo sia rinviata, per sviluppare un proprio business della dabbenaggine. Contemporaneamente, un gruppo terroristico ha organizzato e portato a termine una serie di furti di materiale radioattivo. Della banda fa parte un fisico nucleare, che ha assemblato quanto è stato trafugato dalla manovalanza impiegata per i lavori sporchi. Dove trovare con relativa facilità il materiale radioattivo? Il fisico nucleare ha pensato ai macchinari utilizzati negli studi dentistici. Così, poco alla volta, la banda si è procurata l'occorrente, e lo scienziato pazzo ha effettivamente costruito non una, bensì cinque bombe sporche, da fare esplodere in occasione della fine del mondo. La polizia ovviamente ha saputo di quei furti, ma non ha ipotizzato che dalle strumentazioni rubate ai dentisti qualcuno avrebbe ricavato il necessario ad uccidere con grande clamore tanta gente inerme. Se il super computer Galadriel non avesse sviluppato spontaneamente l'abitudine di studiare tutti i casi della polizia, il piano dei terroristi avrebbe raggiunto i suoi obiettivi nefasti. Galadriel ha però una logica tutta sua, che le consente di confrontare casi all'apparenza fini a se stessi. Contatta pertanto la detective Lucrezia, sapendo dei suoi rapporti con Evolution. Non ci sono indizi che lascino supporre una cospirazione terroristica, ma chi ha commesso i furti di macchinari ha lasciato di sicuro delle tracce. Dovessero interrelarsi in qualche modo, bisognerà agire con forza e velocità. Come organizzare un furto in uno studio dentistico? Si rende necessario effettuare almeno un sopralluogo, per accertare che tra gli strumenti ci sia quello che contiene il materiale radioattivo, che è il vero motivo del furto. Si può quindi ritenere che i ladri si siano recati in tutti gli studi rapinati, ed in altri ancora, che si sono però rivelati sprovvisti dei macchinari che i terroristi cercavano. Per il super computer Galadriel è uno scherzo consultare l'elenco di tutti i pazienti dei dentisti, rapinati e non. Lucrezia viene quindi informata che alcuni tizi della banda si sono presentati in due o tre studi ognuno. La detective interroga i dentisti che hanno subito i furti, e scopre che si ricordano molto bene di alcune persone che non avevano particolarmente bisogno di cure. A questo punto, sono disponibili i nominatici, quindi gli indirizzi, dei componenti della banda mandati in perlustrazione. Sfortunatamente, gli ordigni atomici sono già stati assemblati. Pronte ad esplodere, le cinque bombe sporche sono ormai regolate per deflagrare nella fatidica giornata della fine del mondo. Lucrezia e la sua banda di teste di cuoio irrompe nella base dei terroristi. Intimano l'alt, ma non riescono a catturarli tutti vivi. Si tratta di pazzi, convinti che il mondo stia effettivamente per finire, o che valga comunque la pena di ingaggiare un conflitto a fuoco con professionisti delle sparatorie. I pochi sopravvissuti si arrendono, ma si rifiutano di rivelare dove siano collocate le bombe. Torturarli sarebbe fuori legge, ma la necessità sospenderebbe tutti i diritti costituzionali. I criminali sono decisi a reggere per tutto il tempo possibile, dato che il tempo stringe. I delinquenti però non hanno idea di cosa li aspetti, giacché la Maga, teletrasportata dal cacciatorpediniere base di Evolution, non intende usare nei loro confronti i metaforici guanti. Il potere della mutante è tale che immobilizza i tre individui, senza alcun bisogno di costrizioni fisiche. Poi la sonda mentale della Maga abbatte facilmente ogni difesa di quegli incompetenti. Il mal di testa è il meno che possa capitare loro. Rischiano che la pressione interna ai loro crani produca inarrestabili emorragie. La loro morte sarebbe estremamente dolorosa, ma la meriterebbero, visti i loro intenti inqualificabili. Nel giro di pochi minuti, la Maga strappa ai terroristi ancora vivi tutte le informazioni necessarie. Li lascia esausti, frastornati ed estremamente doloranti. Se sopravvivranno, soffriranno di emicranie per settimane, se non per tutta la vita. Ma ora gli eroi sanno dove si trovano le bombe atomiche, e solo questo conta. La metropolitana viaggia anche oggi, trasportando una moltitudine di cittadini indaffarati. Quasi nessuno di loro pensa alla fine del mondo. Eppure tutti rischiano di morire, per l'esplosione di una delle cinque bombe atomiche collocate in città dai terroristi. Per evitare questa deflagrazione, sul convoglio si trova il mutante Fulminatore. In contatto telepatico con la sorella Navigatrice, il super-eroe conosce la precisa collocazione dell'ordigno. I terroristi lo hanno trasportato lungo i binari, in maniera che interrompa la linea, producendo una voragine nella strada soprastante. Le bombe atomiche sporche sono doppiamente distruttive, giacché rilasciano radiazioni che perdurano per un tempo lunghissimo. Fulminatore sintonizza il suo potere con i motori del treno della metropolitana; poi li priva dell'elettricità necessaria a proseguire. Nulla di ciò è visibile agli umani stipati nei vagoni, perché non è il caso che sappiano. Le porte non dovrebbero aprirsi, ma un lieve tocco del mutante le convince a fare un'eccezione. Poco più avanti rispetto al convoglio fermo, a qualche metro dai binari, Fulminatore trova la prima bomba. Si tratta di operare con destrezza, non con la forza bruta. Uno o due viaggiatori si avvicinano, ma il mutante non intende farsi distrarre, neppure per intimare loro di stare indietro. Tuttavia le scariche energetiche che si levano dalla sua persona convincono gli spettatori a non avvicinarsi troppo. Alcuni minuti di profonda concentrazione, ed i delicati contatti elettronici si liquefano. Poi è la volta del processore, che si blocca per sempre, mentre ogni software in esso presente si azzera in un microsecondo. In questa, come in altre chiese, sono previste funzioni tutti i giorni. I fedeli oggi in particolare vorrebbero essere rassicurati dal prete. In qualità di credenti, sono convinti che quell'uomo vestito di nero abbia un rapporto privilegiato con la divinità suprema, ed anche con i suoi vice. Il prete, dal canto suo, deve già concentrarsi abbastanza per seguire i dettami della sua religione, senza bisogno di seguire quelle altrui. Ecco perché non ha difficoltà ad affermare, di fronte ai convenuti, che i maya erano bravi a costruire le piramidi, ma non a prevedere disastri a lungo termine. Ferox non si è recata in chiesa per pregare, bensì per trovare la seconda bomba atomica del giorno della fine del mondo. Preferirebbe affondare i suoi artigli nelle carni dei terroristi catturati, ma non servirebbe a disinnescare il maledetto ordigno. La donna leopardo non si è camuffata, dato che deve potersi muovere con la massima disinvoltura. Quando passa tra i banchi della chiesa, i fedeli la riconoscono e si chiedono cosa ci faccia lì. Lei ha fretta di capire dove diavolo abbiano nascosto quello strumento di morte. Purtroppo i suoi super-sensi non l'aiutano, non con la moltitudine che la circonda. Ecco perché si è portata un aiutante dotato di un buon naso: Lupo Nero. Quando il grosso canide raggiunge Ferox, la gente inizia spontaneamente a sfollare dalla chiesa. Non si sa mai che inizi uno dei soliti combattimenti tra super eroi, che quando non trovano super criminali da castigare si allenano tra loro. Il prete sul pulpito abbandona ogni speranza di pronunciare la sua predica. Osserva piuttosto, con attenzione, ciò che avviene sotto di lui. Appena gli odori umani diminuiscono, il lupo demone avverte l'odore specifico che cercava. Lui e Ferox corrono quindi verso uno dei confessionali, e lì trovano il pericolosissimo aggeggio. A bordo della Vae Victis, Kong guida i movimenti della donna leopardo, che, grazie ai suoi artigli più duri dell'acciaio, fa saltare lo scudo esterno della bomba. Il prete si avvicina, ma non troppo, data la presenza impressionante del Lupo Nero. Kong è lo scienziato di Evolution, e suggerisce alla collega alcune manovre per rallentare il timer. Recidere il filo giusto funziona solo nei film; in questo caso, il conto alla rovescia riparte dopo alcuni minuti. Il piano di Kong è però un altro: agganciare la bomba con il suo dispositivo di teletrasporto. Grazie alla presenza in loco di Ferox e del Lupo Nero, il geniale mutante può rapire l'ordigno. Poi, dopo un velocissimo transito in uno worm hole, la disloca in pieno deserto. Adesso, il rischio che possa recare danni agli umani è molto contenuto. La terza piccola bomba atomica è stata nascosta in una fogna. In uno dei numerosissimi cunicoli, che si sviluppano sotto li vie della città. Un labirinto lungo centinaia di chilometri. Data la puzza, l'olfatto del Lupo Nero non riuscirebbe a trovarla neppure se si avvicinasse a pochi metri. In questo caso ad Evolution serve un'altra sensibilità: quella tecnomeccanica del Transformatron e del Tecnoragno. Anche per Cyberdog e Clara si tratta quasi di trovare un ago in un pagliaio, ma i loro simbionti alieni amplificano al massimo la ricezione dei dispositivi di ricezione. David e Pedro, due dei giovani licantropi, portano quindi la ragazzina ed il cagnolino in giro per la città, a bordo della loro auto. Sebbene la ricerca della terza bomba sia una cosa maledettamente seria, David e Pedro non possono fare a meno di esaltarsi, sfrecciando ai limiti del codice della strada. Sorprendentemente non attirano l'attenzione della polizia municipale. Dopo alcune ore, il Transformatron ed il suo discendente Tecnoragno lanciano l'allarme: la bomba si trova nei paraggi. I due giovani licantropi, Clara e Cyberdog scendono dall'auto, per individuare il tombino attraverso il quale accedere ai fetidi cunicoli. L'imprevisto si manifesta però nelle sembianze di una delle scolopendre-scorpione. Nello specifico, si tratta di quella che è sfuggita alla cattura da parte dei corpi speciali della polizia. Trattandosi di un alieno estremamente intelligente, ha quasi subito compreso di che trattasi: un ordigno nucleare rudimentale ma pericoloso. L'extraterrestre aggredisce la bomba, con tutte le sue zampe. La studia, per padroneggiarla. La valuta, la solleva ed inizia a trascinarla con sé. Quale sia il suo intento non riguarda la squadra di ricerca, che irrompe nel cunicolo, mettendo sul chi vive il mostriciattolo. David e Pedro, seguendo il loro istinto, aggredirebbero l'alieno, rischiando di farsi colpire dal suo aculeo velenoso. La situazione viene risolta, prima che degeneri in una rissa pericolosa, da Cyberdog, o per meglio dire dal suo Transformatron. Kong, che si trova a bordo del cacciatorpediniere di Evolution, riceve le coordinate della bomba ed aziona il teletrasportatore. L'alieno, con ordigno nucleare annesso, subisce una violenta dislocazione spaziale. Il portale d'uscita si trova sopra il deserto, dove è già stata scaricata la seconda bomba. La scolopendra-scorpione precipita da una decina di metri nella sabbia bollente, ma non molla la presa. L'ordigno peraltro non esplode, perché il suo timer non ha ancora sentenziato la sua attiva partecipazione alla fine del mondo.

domenica 16 dicembre 2012

SOGNI E PUNGIGLIONI_219° episodio

La donna leopardo e la serpentessa osservano la scuola elementare. La polizia si prepara ad intervenire; come al solito, quando ci sono degli ostaggi, occorre fare molta attenzione. Le due super-eroine però non sono lente come gli umani. Essendo una mutante ed un'aliena, Ferox e Sysform non condividono neppure gli schemi di pensiero dei poliziotti che si apprestano ad irrompere. Lo fanno puntando i fucili e le pistole in tutte le direzioni, perché non hanno i super-sensi di Ferox e di Sysform. Loro entrano nella scuola dalla parte opposta ai poliziotti. La donna leopardo preferisce la via dei tetti; la serpentessa invece si infila nei sotterranei. I felini cacciano seguendo i loro occhi ed il loro udito; il loro olfatto non è potente come nei lupi. I serpenti seguono le tracce calorifiche, a breve distanza; ma percepiscono anche le vibrazioni di movimento. Ferox scende, evitando i poliziotti; Sysform sale, facendo altrettanto. Non vogliono perdere tempo a spiegare ai tutori della legge di essere dalla parte dei buoni. I bambini sono stati sequestrati, ed alcuni di loro probabilmente uccisi. Sia la mutante che l'aliena non vogliono catturare l'assassino; lo uccideranno senza pietà, perché la pietà è contro natura. L'assassino è un giovane delinquente, che ha deciso di ammazzare degli innocenti; le sue motivazioni sono irrilevanti, come è irrilevante che si stia vendicando della madre. Né Evolution, né gli Hunter Killer sono interessati a capire cosa non funzioni nella testa dei pazzi. L'unico pazzo buono è il pazzo morto. Se ciclicamente c'è qualcuno che sequestra, sevizia ed uccide decine di innocenti, è perché ci sono troppi pazzi liberi, difesi dai perbenisti idioti. Ferox vorrebbe provare sui perbenisti i suoi artigli letali. Sysform ne strangolerebbe qualcuno volentieri. Il criminale si appresta ad uccidere tutti i bambini, che ha sotto tiro. I poliziotti sono ancora lontani. Senza preavviso, la porta esplode verso l'interno dell'aula. Ferox l'ha colpita con tutta la sua massa e la sua velocità. Il criminale punta il fucile verso la mutante, e spara a ripetizione. Ferox è velocissima anche negli spazi ridotti; le pallottole non riescono a ferirla, e neppure la sfiorano. Poi, d'un tratto, la donna leopardo si ferma, come se volesse farsi colpire. Il pazzo però non riesce a farlo, giacché Sysform lo percuote con la sua testa crestata. I bambini tirano un sospiro di sollievo, ma non è finita. Il pazzo è disarmato, dolorante, ma ancora vivo. Ora tocca a lui tremare e temere per la sua incolumità. Ferox sente arrivare i poliziotti, che potrebbero provare a fermarla. C’è però ancora il tempo di somministrare l’estrema punizione al delinquente che sanguina e sghignazza. Un sibilo di Sysform la ferma. L'aliena e la mutante comunicano, grazie alla telepatia della serpentessa. Poi l'aliena scatta con i denti pronti a mordere. In una frazione di secondo, inietta il suo veleno, e si ritrae. Ferox l'ha lasciata fare, dato che l'aliena può uccidere in maniera molto più dolorosa. I serpentoidi sono infatti capaci di iniettare un veleno letale, dosandolo accuratamente. Il giovane criminale sta già agonizzando, e non morirà in fretta. Ferox sogghigna; poi, scambiato uno sguardo complice con Sysform, si allontanano indisturbate come sono arrivate. Durante questo simpatico interludio, Sonia, Rebecca, Pedro e David, cioè i giovani licantropi componenti degli Esploratori dei Sogni, hanno proseguito la loro ricerca delle uova aliene. Lupo Nero è con loro, garantendo una buona dose di forza bruta e di ferocia. Braxcat, Cyberdog e Clara perlustrano la zona con i loro sensi sottili. Tuttavia, nonostante i loro sforzi congiunti, la pista rilevabile è minima. Segno che le uova delle scolopendre-scorpioni non sono nei paraggi. È giunto quindi il momento di agire come un gruppo specializzato nelle esplorazioni oniriche. Quattro licantropi, un cagnolino cibernetico, un gatto demoniaco, una ragazza potenziata dal Tecnoragno ed il Lupo Nero si recano di soppiatto nel cortile interno di una scuola. È notte, e lezioni riprenderanno tra alcune ore, ma adesso quello spazio cintato e nascosto è quello che serve agli Esploratori dei Sogni per poter intraprendere la loro esplorazione. Al riparo da occhi indiscreti, immersi in una suggestiva luminosità offerta dai lampioni comunali, i giovani licantropi assumono una posizione yoga, che consente loro di prepararsi al distacco dal corpo fisico. Regolano la respirazione, in attesa che Braxcat li prenda per mano, e li conduca con sé. È evidente che il gattino demoniaco ha schemi di pensiero differenti da quelli degli altri gatti. Lo stesso si può dire di Cyberdog, che è in simbiosi con l’organismo tecnomeccanico conosciuto come Transformatron. Con uno dei suoi inquietanti miagolii, Braxcat si tuffa in un varco dimensionale da lui stesso aperto. Dall’altra parte, si trova il reame dei sogni. Sonia, Rebecca, Pedro e David perdono quasi istantaneamente contatto con questa realtà, materializzandosi dall’altra parte. Clara ed il Tecnoragno si preparano a vigilare sui corpi addormentati dei loro amici. Poco più lontano, si collocano Cyberdog e Lupo Nero. Il gattino demoniaco è particolarmente contento di saltellare in quel reame mutevole. Lui non è più un animale di carne e sangue, in senso stretto. Le sue cellule sono differenti da ogni altra cellula terrestre. Il suo modo di essere vivo è una questione che esula dalla biologia e dalla genetica. I giovani licantropi, invece, sono giunti in quella dimensione con i loro corpi astrali, che però mantengono tutti i poteri dei loro corpi fisici. Ed è proprio grazie al famoso olfatto dei lupi che adesso sono loro a condurre il gioco. In breve, aprendo porte, saltando da finestre, sfiorando burroni, scalando muri ed evitando insidie nascoste nel buio, i cinque giungono dove si trova la loro preda. La scolopendra-scorpione è una componente del sogno, ma è strettamente correlato con l’alieno che stanno cercando. I nostri eroi sono contenti di poter anticipare e bloccare il loro nemico, che si prepara ad assalire qualche innocente. I giovani licantropi ammirano Evolution, e fanno il possibile per assomigliare agli eroi mutanti: Kong, Ferox, Fulminatore e Maga. I quattro lupacchiotti finalmente trovano e circondano una scolopendra-scorpione decisamente cresciuta. Vogliono impedirle di cibarsi di una bambina, immersa in un incubo riconducibile alla febbre. L’alieno emette tutta una serie di rumoracci, come in fondo ci si aspetta che faccia. Rebecca, Sonia, Pedro e David rispondono con quattro ringhi da lupi mannari. Braxcat per il momento tace, ma prepara le sue unghie micidiali. Pedro attacca per primo, balzando addosso alla scolopendra-scorpione. Nella forma licantropica, la sua dentatura non è potente come quella che avrebbe se si trasformasse completamente in un lupo. Le sue zampe però sono molto forti, e con esse assesta alcuni colpi al suo nemico. L’alieno controbatte velocemente, facendo fischiare nell’aria il pericolosissimo pungiglione. Sonia afferra Pedro, tirandolo indietro appena in tempo, evitandogli così una brutta esperienza. I giovani licantropi lavorano in gruppo, sincronizzando molto bene gli attacchi e le ritirate. Subito dopo, Rebecca sferra un calcio, cogliendo di sorpresa la scolopendra-scorpione. L’alieno non subisce danni, ma mostra sorpresa e perplessità di fronte a quell’attacco non rituale. Vendicativo, scatta verso Rebecca, ma David afferra il pungiglione, subito sotto la punta avvelenata. Prima che il nemico reagisca, David lo scaglia contro un muro, mostrando forza e coordinazione. Questo scontro si svolge nella dimensione onirica, nel sogno di una bambina che nella nostra realtà sta per essere attaccata da una vera scolopendra-scorpione. Il fatto che gli Esploratori dei Sogni stiano combattendo il mostro con il loro corpi astrali, lo ha però quasi congelato sulla Terra. Dall’altra parte, l’alieno acciaccato è circondato dai giovani licantropi, contenti delle loro gesta. La scolopendra-scorpione non è però ancora morta; indietreggia per non farsi circondare, ma non vede vie di fuga. Sulla Terra intanto si avvicina alla sua preda inerme. La bambina vorrebbe svegliarsi, ma, come accade negli incubi, non ci riesce. Braxcat è l’unico ad avere la visione completa di ciò che accade nella nostra dimensione ed in quella dei sogni. I giovani licantropi notano che si prepara a balzare, e si fanno da parte. Così prima che sulla Terra il veleno della scolopendra-scorpione venga inoculato nel circolo sanguigno della bambina, il gatto-demone, nella dimensione dei sogni, investe il mostro con la sua fiamma infernale. Rebecca, Sonia, Pedro e David si aspettavano che Braxcat attaccasse con gli artigli, non che emulasse Dragonfire. Sebbene si tratti di un plasma non altrettanto caldo, è più che sufficiente a bruciare l’alieno, uccidendolo nella dimensione onirica. Di conseguenza, sulla Terra, il suo corpo fisico viene attraversato da una scarica dolorifica, che lo induce ad una fuga precipitosa e molto difficoltosa. Forse potrebbe rintanarsi in qualche buco, se ad attenderlo non trovasse Lupo Nero, il cui ringhio non promette bene. Se la scolopendra-scorpione fosse adulta, impegnerebbe parecchio il Lupo Nero. Ma, in questa fase del suo sviluppo, l’alieno è troppo piccolo per poter combattere contro un animale-demone di quella potenza. L’aggressività è però talmente connaturata nel suo essere che la scolopendra-scorpione solleva il suo pungiglione, pronto a vendere caro l’esoscheletro. Poi il Lupo Nero gli salta addosso, e le sue mascelle stringono il predatore proveniente dallo spazio. La sua armatura naturale scricchiola, trasudando un sangue nerastro. Dato che il lupo demone non ha bisogno d’aiuto, Cyberdog interviene in un certo senso in favore della scolopendra-scorpione. Il Transformatron, simbionte del cagnolino cibernetico, emette sottili filamenti, che avvolgono l’extraterrestre insettiforme. Una scarica ad alto voltaggio lo stende, cortocircuitandogli il sistema nervoso. Lupo Nero lo molla appena in tempo, manifestando il suo dissenso con un sordo brontolio. A differenza dei fratelli che lo hanno preceduto, il quarto alieno è stato capace di nutrirsi. Alcuni sfortunati topi non hanno avuto una sola possibilità contro di lui. Adesso la massa della scolopendra-scorpione assomiglia a quella di un cane di media taglia, anche perché strada facendo ha divorato dei piccioni particolarmente lenti di riflessi. Sulle sue tracce c’è una squadra speciale della polizia, guidata dalla detective Lucrezia, che il comando coinvolge sempre nelle indagini più strane. Seguono le indicazioni del super-computer Galadriel, che ha ipotizzato con successo dove si sia rintanato il quarto di quei mostriciattoli. In tutto sono in quattro, i poliziotti a frugare nelle cantine e nelle intercapedini di un edificio come tanti altri. Sono arrivati a bordo di una veloce automobile nera, priva di identificativi. Armati di fucili a pompa, pistole, manganelli, taser e granate, si muovono come i personaggi di un film. Cercano l’alieno cattivo, che mangia i bambini, e non per modo di dire. La scolopendra-scorpione ha infatti fiutato qualcosa di differente, rispetto ai topi ed ai piccioni. Il neonato umano odora di latte, giacché la madre ha appena finito di nutrirlo. L’alieno si leccherebbe i baffi, se li avesse. Si muove in silenzio, ma in modo che suggerisce ai gatti randagi di girare alla larga. Il neonato è solo in una delle camere dell’appartamento, mentre la madre si trova in un’altra. Ecco che il predatore alieno coglie in momento giusto per saltargli addosso, e farne un sol boccone. Accadrebbe se in quel momento il campanello non turbasse l’apparente tranquillità della casa. La detective Lucrezia, seguita da due uomini ed una donna, parla con la mamma del bambino, ed ottiene il permesso di perlustrare l’appartamento. Il neonato sorride ai nuovi arrivati, ignaro di essere stato vicinissimo alla morte. I poliziotti si guardano in giro, frugando nei luoghi ove quell’essere micidiale potrebbe nascondersi. Nessuno tra i poliziotti possiede l’olfatto dei giovani licantropi, che non avrebbero difficoltà a stanare il grosso insettoide. Dopo mezz’ora di vane ricerche, pare però che mamma e figlio non rischino la loro incolumità: l’appartamento si direbbe “pulito”. Galadriel ha fornito indicazioni molto chiare in merito, ma i poliziotti pensano che questa volta il super computer si sia sbagliato. L’alieno, che dispone di capacità mimetiche non indifferenti, si trova invece proprio nell’appartamento, irrilevabile ai sensi umani come un predatore nato. Poi improvvisamente i sensi quasi felini di Lucrezia afferrano una tenue traccia, che la induce a tornare sui suoi passi. Sembra impossibile che il mostriciattolo si sia banalmente nascosto sotto un letto. Invece è proprio lì. Vistosi scoperto, balza fuori, arrampicandosi sui muri, come il più grosso degli scarafaggi. Dispiace per l’integrità dell’alloggio, ma questo è il segnale per aprire il fuoco. Lucrezia e gli altri tre sparano contro la velocissima creatura, colpendo più che altro il muro. La bestia extraterrestre non vede vie di fuga, ed è probabile un suo tentativo di aggredire i soli umani sprovvisti di armi. I poliziotti devono tra l’altro fare attenzione a non colpire per sbaglio la mamma ed il suo piccolo. Urla e spari accompagnano gli stridii acuti della scolopendra-scorpione, che si infila sotto i letti. L’insettoide anche se ferito continua a muoversi in maniera pericolosa, finché, giunto nei pressi della finestra, usa le sue ultime energie per sfondare il vetro, e scappare. Precipita dal quarto piano, ma a farne le spese è principalmente l’auto su cui atterra. I poliziotti non possono sparare da dove si trovano, per non colpire le altre auto ed i passanti. Lucrezia segnala quindi alla centrale che il più pericoloso della nidiata è ancora in circolazione.

domenica 9 dicembre 2012

UOVA ALIENE_218° episodio

La scolopendra-scorpione, proveniente da un pianeta lontanissimo, arranca nella neve e sul ghiaccio del polo nord terrestre. Ricorda come la sua astronave sia precipitata su quel pianeta, dopo essere emersa quasi a caso dal sub-spazio. Colpa di un asteroide, che aveva indotto quel forte manipolo di conquistatori a tentare un teletrasporto disperato e disastroso. Ma non è questo il momento delle recriminazioni. L'alieno si è appena scontrato con Kong e Fulminatore, mutanti e membri del super-gruppo Evolution. Ovviamente la scolopendra-scorpione non conosce Evolution, né le importa. Il suo unico pensiero è di raggiungere la nave stellare, sepolta sotto i ghiacci polari. Non deve lasciare che cada nelle mani dei terrestri. Potrebbero scoprire il volo più veloce della luce, e sovvertire l'ordine commerciale e militare del quadrante galattico. La procedura standard in casi come questo è di fare saltare la nave, distruggendo tutto e tutti, vivi e morti. I terrestri non devono sapere delle scolopendre-scorpioni; così, quando l'impero attaccherà, gli umani subiranno e moriranno. Se viceversa i terrestri apprendessero nozioni importanti sull'anatomia e sulla fisiologia delle scolopendre-scorpioni, potrebbero predisporre una difesa. L'essere, mostruoso dal punto di vista umano, ritiene che i bipedi mollicci che ha incontrato per primi non meritino di sopravvivere. Ha viceversa sviluppato rispetto e timore nei confronti dei poteri dimostrati da Kong e Fulminatore. Non sono di certo umani, questo lo capisce anche l'alieno esoscheletrato. Prima di attaccare la Terra, l'impero dovrà capire quanti, tra i bipedi mammiferi, posseggano poteri che li rendono super-umani. Giunto all'astronave, l'alieno semicongelato digita un codice d'accesso. Le paratie si aprono per accoglierlo; ma lui è tornato per distruggere, non per ripartire. Occorrerebbe troppo tempo per riparare l'astronave, ed i suoi nemici potrebbero trovarlo prima. Avvia così la procedura di autodistruzione, ma prima attiva i lanciatori, che spediranno in varie parti del pianeta le uova dalle quali nasceranno altre scolopendre-scorpioni. Mentre organizza la sua morte, l'alieno programma la perpetuazione della razza. Il conto alla rovescia procede inesorabile, ed il mostro attende implacabile e privo di emozioni. Poco prima dell'esplosione, che distruggerà una vasta area della banchisa polare, numerosi proiettili solcano l'aria freddissima. Le uova delle scolopendre-scorpioni volano verso il loro destino. Mancano pochi minuti al momento fatidico, quando il possente drago di Evolution, proveniente dal cacciatorpediniere Vae Victis, emerge da un wormhole. Dragonfire sorvola, grazie al suo dragoncraft, i ghiacci nei pressi della base scientifica. All'interno della postazione, Fulminatore e Kong esultano per il suo intervento tempestivo. Assieme ai due mutanti, gli scienziati osservano sui loro monitor il possente alieno verde. Anche la scolopendra-scorpione avvista il nuovo arrivato, e si preoccupa per la presenza sulla Terra di un super-essere che non ha chiaramente derivazione umana. Ritiene che comunque il drago non potrà evitare l'esplosione fatale. Anzi perirà lui stesso nello scoppio disastroso. Dragonfire però non è lì per morire, né per lasciare che l'astronave distrugga la base, uccidendo chi la abita, compresi i suoi amici. Il drago di Evolution si prepara ad emettere la sua super-fiamma: un plasma di temperatura quasi solare, che scioglie il metallo più duro come burro. Raggiunta una quota di circa cento metri, Dragonfire piomba in picchiata sui ghiacci che ricoprono l'astronave aliena. La sua fiamma erompe dalle fauci, trasformando istantaneamente il ghiaccio in vapore acqueo. Si forma una voragine enorme, al fondo della quale si trova la nera nave stellare. Il metallo non terrestre inizialmente resiste alla fiamma del drago. Poi però, mentre Dragonfire continua la sua picchiata, anche quelle molecole iniziano a scompaginarsi. I sistemi di bordo collassano, impedendo l'esplosione. La scolopendra-scorpione avverte un improvviso incremento del calore, ma ormai il metallo sta fondendo in maniera crescente ed incontrollabile. Il mostro extraterrestre prova ad urlare, ma l'aria è già stata risucchiata verso l'alto. Muore nella implosione finale, che il potere del drago contiene verso l'alto. Il fungo di plasma incandescente è visibile da enormi distanze, ed illumina i cieli per alcune ore. Sia i reptoid, in orbita attorno alla Terra, sia Navigatrice, sul cacciatorpediniere di Evolution, percepiscono i proiettili in allontanamento dall’astronave aliena, poco prima della sua distruzione ad opera del drago. Gli osservatori sanno, grazie ai loro strumenti super tecnologici ed ai poteri psionici, che all’interno di quei proiettili si trovano uova di scolopendra-scorpione, pronti alla schiusa. Il capo di Evolution, il dottor Occulto, percepisce la pericolosità dell’inserimento di alieni aggressivi nell’ecosistema di questo pianeta. Le scolopendre-scorpioni raggiungono dimensioni ragguardevoli, ed hanno una capacità riproduttiva sconosciuta. Come se non bastasse, provenendo da un altro mondo, trasportano sicuramente parassiti unicellulari e pluricellulari, che potrebbero attecchire in maniera pericolosa. Occulto richiama sulla Vae Victis i mutanti Kong e Fulminatore, ed ovviamente Dragonfire, il più forte del super gruppo. Essendo numerosi i proiettili sparati dall’astronave aliena, sarà necessario predisporre squadre di ricerca che comprendano, oltre ad Evolution, i suoi alleati. I giovani licantropi vengono allertati, e così i serpentoidi Hunter Killer. Black Dragon parteciperà alla missione, ed anche Robokiller. Lucrezia, l’ispettrice simbionte di Ferox, farà la sua parte, a capo di una squadra speciale della polizia. Sonia, Rebecca, Pedro, David, Cyberdog, Braxcat e Clara: questa la squadra dei Cacciatori dei sogni. Allertati da Evolution, si tuffano nella dimensione onirica, per raccogliere informazioni sulle uova dei mostri alieni. In questo stato dell’esistenza, si muovono alla velocità del pensiero su tutto il globo terrestre. Braxcat, il gatto demone, si trova a suo agio sui tetti di una città avvolta dalle tenebre. Che questa sia una città vera, o meno, all’araldo di Braxal non importa particolarmente. Importa solo che possa impiegare i suoi super-sensi ed il gioco è fatto. Schizza di tetto in tetto, balzando di molti metri in avanti, in alto ed in basso. Cammina sui muri, grazie alle sue unghie più dure dell’acciaio. Insomma: tutte le cose che fa normalmente nella dimensione della realtà comunemente intesa. In un altro contesto urbano, si muove Cyberdog, il cagnolino cibernetico, potenziato dal Transformatron. Braxal è quello che è grazie ad un potente demone residente in un inferno di un altro piano dell’esistenza. Cyberdog dispone di notevoli super-facoltà, grazie alla simbiosi con un extraterrestre di metallo vivente. Anche Clara è potenziata da un analogo organismo non biologico, giacché il suo simbionte è una emanazione del Transformatron di Cyberdog. Clara cammina in una strada deserta, che si trova nei sogni di qualcuno, o forse nei sogni di tutti. Tecnoragno: questo il nome del suo simbionte tecnomeccanico, estroflette delicatissime antenne, in grado di rilevare vibrazioni ed emanazioni energetiche tra le più strane. I quattro giovani licantropi: Sonia, Rebecca, Pedro e David si sono trasformati nella forma intermedia tra l’uomo ed il lupo, e corrono molto veloci sulle zampe posteriori. Rebecca è una mutante che ha acquisito i poteri licantropici per contagio, e non si trasforma completamente in lupo. Quindi tiene d’occhio gli altri tre, che, quando mutano, tendono a perdere controllo, disciplina e memoria. I giovani licantropi corrono in un bosco, ai limiti di un centro abitato. Fiutano l’aria, cercando odori che li possano condurre alle uova aliene. D’un tratto, un ululato feroce li pone tutti sul chi vive. Il suono pare sgorgare da una gola possente. Una grande bestia lupesca si aggira nei paraggi, e potrebbe essere amica o nemica. La risposta giunge loro con un balzo improvviso, di un grosso quadrupede peloso. I denti brillano nel buio, e così gli occhi verdi fosforescenti. Un attimo di allarme, poi i giovani licantropi si rilassano. Lupo Nero si è unito al gruppo di ricerca, e riversa sui ragazzi e le ragazze le sue umide manifestazioni d’affetto. Sono trascorse poche ore, da quando uno dei proiettili contenenti le uova aliene è precipitato in un laghetto, in una zona poco abitata. Il guscio si sta schiudendo, in risposta ad una pressione interna crescente. La scolopendra-scorpione neonata non necessita di lezioni di aggressività. Come accade ai serpenti, questi alieni sono pericolosi fin dai primi istanti di vita. Non respira sott’acqua, per cui si sgancia dal fondo dello stagno, per raggiungere la superficie. Le molteplici zampe e le chele non servono a nuotare, ma può camminare sul fondo fino a uscire dallo specchio d’acqua. In prossimità della riva, una coppietta ha scelto il posto ed il momento sbagliato per fare un pic nic. La scolopendra-scorpione neonata si avvicina di soppiatto, dimostrando di essere un predatore nato. Fortunatamente per gli umani, si accorgono del pericolo imminente pochi secondi prima di essere aggrediti dal mostro alieno. La scolopendra-scorpione non è più grossa di un gattino, ma è in grado di mordere, graffiare ed avvelenare. Un umano non addestrato e non armato ha poche possibilità di sopravvivere ad uno scontro fisico con simili avversari. Però la super-eroina mutante appena teletrasportata in loco è fatta di una pasta molto differente. Ferox, la donna leopardo di Evolution, gira intorno all’alieno, come se fosse fermo. L’essere tenta di colpirla con tutte le sue armi naturali. Però la mutante ha dalla sua, oltre che la forza e l’agilità, anche una tecnica di combattimento affinata contro avversari tremendi. Un solo colpo d’artiglio pone fine all’impari scontro. L’alieno spezzato in due sanguina: quindi spalanca le fauci per l’ultima volta nella sua brevissima esistenza. Caduto attraverso il tetto ed i pavimenti di una casa abbandonata, un altro proiettile, che ha ben protetto il suo uovo, si apre per liberare sulla Terra un altro predatore alieno. Il destino ha però deciso che la sua strada si debba incrociare con quella di altri cacciatori provenienti da un lontano pianeta. Infatti, gli Hunter Killer sono sulle sue tracce. Stritolatore guida il team composto da Boa, Anaconda, Pitone e Sysform. Viaggiano a bordo di un’auto con i vetri oscurati. Sterzo, cambio, pedali e tutti gli altri comandi sono sostituiti da dispositivi sensibili ai comandi mentali dei serpentoidi. Gli Hunter Killer si divertono parecchio a gironzolare a bordo di quello strano veicolo su ruote, propulso da un motore a scoppio. Adesso però hanno altro da fare, cioè catturare o uccidere un piccolo di scolopendra-scorpione. La mutante Navigatrice ha comunicato loro il percorso ottimale da seguire, ma da ora in avanti la ricerca dipenderà dai loro sensi serpenteschi. Come i loro quasi simili terrestri, i serpentoidi percepiscono gli odori per mezzo delle loro lingue bifide. L’emanazione odorifica dell’esoscheletrato è differente da tutto quel che gli Hunter Killer hanno sentito e registrato prima. Ignaro di essere inseguito, l’essere dotato di troppe zampe, chele e pungiglioni per essere terrestre, si introduce in un’abitazione umana. La sua fame inesauribile lo spinge ad aggredire esseri viventi, per berne il sangue e divorarne le carni. In casa però c’è solo un gatto, che, appena avvistato l’intruso, abbandona di colpo la sua postazione sul divano. Passa velocissimamente alla modalità allarme; poi corre, salta, scatta, come quella piccola bestia assassina che è. Un pungiglione lo manca di poco, infliggendosi nel muro. Questo frena l’alieno quel che tanto che basta al gatto per guadagnare l’uscita. Gli Hunter Killer lo vedono schizzare velocissimo dall’alloggio dove ritengono si trovi la loro preda. L’alieno però ha trovato il frigorifero, e lo ha aperto. Comprende istantaneamente di avere scovato delle cibarie, sebbene non le distingua l’una dall’altra. Così, mentre i serpentoidi salgono strisciando i gradini della scala, la scolopendra-scorpione divora carne, frutta, verdura, senza prima aver rimosso la plastica e la carta delle confezioni. Ecco perché Stritolatore ed i suoi trovano il giovanissimo e sprovveduto alieno che si rotola sul pavimento, in preda alle convulsioni dell’indigestione. Pitone, Boa ed Anaconda si voltano verso il capo, in attesa che ordini loro di attaccare; ma Stritolatore pensa sia il caso di catturarlo, per imparare quanto possibile sulla sua razza. I quattro serpentoidi si accorgono sono allora dell’assenza di Sysform, la loro intraprendente ed indipendente collega. La serpentessa è stata contattata telepaticamente dalla Maga, e poi teletrasportata nei pressi di una scuola, dall’interno della quale sono stati uditi provenire numerosi spari. Anche la donna leopardo, Ferox, si trova nei paraggi, avendo sistemato facilmente il mostriciattolo che il dottor Occulto le aveva affidato. La mutante felina e l’aliena Hunter Killer saranno alleate in questa missione. Gli altri super-eroi proseguono invece la ricerca dei piccoli delle scolopendre-scorpioni; da catturare vivi o da eliminare.

domenica 2 dicembre 2012

ALIENI INTRATTABILI_217° episodio

La gigantesca astronave nera esce dall'iperspazio, in prossimità di un sistema binario; un sole leggermente più grande dell'altro. Numerosi pianeti ruotano attorno alle due stelle. Pianeti più o meno grandi, ricchi di acqua oppure dotati di un'atmosfera che sarebbe considerata velenosa da quasi tutte le specie conosciute. L'astronave prosegue lungo la sua rotta, giacché il comandante deve consegnare il suo carico ad un avamposto dell'impero, che si trova a centinaia di anni luce di distanza. Il prossimo salto nell'iperspazio colmerà parte dell'enorme distanza. Gli ordini del comandante vengono eseguiti senza esitazione alcuna, perché questi viaggiatori spaziali appartengono ad una specie che non alcuna considerazione per le sfumature dialettiche. Esseri che hanno colonizzato numerosi mondi, costringendo i nativi a sottomettersi o morire. Nella galassia, quelli che padroneggiano il volo più veloce della luce si sono riuniti in federazioni, per resistere alla concorrenza commerciale ed alle aggressioni militari. Tuttavia anche un'astronave all'avanguardia dal punto di vista tecnologico può incorrere in un imprevisto, che in questo caso si concretizza in un planetoide in rotta di collisione con l'astronave. Gli addetti alla visualizzazione degli ostacoli lungo la rotta sono stati colti di sorpresa, dato che il planetoide contiene quantità insolite di un minerale capace di interferire con le sofisticate apparecchiature. Non è però il momento di accertare chi abbia sbagliato. Occorre prima evitare una collisione sicuramente rovinosa. Sebbene la nave spaziale non sia ancora giunta nel punto giusto per accedere all'iperspazio, bisogna saltare. I generatori preposti alla formazione del campo di dislocazione entrano in funzione. Poi, appena in tempo per evitare l’asteroide, la nera astronave si tuffa nell'iperspazio. L'equipaggio è ammutolito; il balzo anticipato ha fatto saltare tutte le previsioni. Il comandante sa che il loro procedere è peggio di qualunque azzardo possa toccare sul mare. Navigare nella nebbia può significare urtare rocce affioranti o secche. Nello spazio interstellare, emergere dall'iperspazio sperando nella fortuna causa quasi sempre disastri incommensurabili. Ci si può materializzare dentro un pianeta o un sole, ma in questi casi la fine sarebbe pietosamente veloce. I computer di bordo cercano di fornire un piano alternativo, e suggeriscono di uscire dall'iperspazio proprio adesso. Una sensazione di distacco dal corpo, una vibrazione che agita le cellule stesse; poi l'equipaggio si rende conto che l'astronave è ancora pressoché intatta. L'euforia del momento si smorza però quando si scopre che la forza di gravità del pianeta sottostante li ha catturati. Sulla Terra, sono in molti a vedere quella meteora bruciare nel rientro, ma non sanno che si tratta di una nave spaziale destinata a sfracellarsi. Strepiti, urla agghiaccianti, zampe che trasportano corpi disumani da una sala all’altra, ma l’impatto è inevitabile. La grossa nave spaziale, o per meglio dire ciò che ne rimane dopo la frizione coll’atmosfera, si infila sfrigolante nei ghiacci profondissimi del polo nord. Gli esseri che si trovano a bordo tentano di uscire, ma l’acqua, prodotta dallo scioglimento del ghiaccio, si ricongela velocemente, intrappolandoli. Gli alieni provano a scavare con le chele e con le altre dotazioni cornee dei loro numerosi arti. Si tratta di una razza molto forte, che non ha quasi mai avuto bisogno di armi per soggiogare gli abitanti dei pianeti invasi. Sono violenti, feroci, spietati, ma il ghiaccio risponde con durezza ancora maggiore. Si direbbe voglia ricordare anche a loro chi comanda veramente sulla Terra: il clima, in tutte le sue manifestazioni estreme, assolutamente incontrollabili. Così accade che quegli esseri mostruosi, capitati per caso sulla Terra, non possano sciamare verso sud, e non abbiano modo di divorare chiunque incontrino sulla loro strada. Anzi, si indeboliscono, avviandosi alla morte per fame. Poi finalmente si rassegnano al letargo, che è il retaggio dei loro lontani antenati. Mostri che si sentono più che animali, ma devono ammettere che sarà solo la loro animalità ancestrale a mantenerli in vita, forse. Dal punto di vista degli alieni ibernati, lo scorrere del tempo è scandito da sogni nei quali per una volta non sono loro ad inseguire. Feroci ed impavidi durante la veglia, si chiedono chi possa permettersi di impaurirli in quel modo durante il sonno. I ghiacci nel frattempo si sono saldati sulla voragine causata dalla caduta dell’astronave nera. Il quella zona del pianeta ci sono solo orsi, che vagano alla ricerca di qualche foca da divorare. Non è che abbiano altra scelta: cacciare e mangiare o morire. Gli umani tribali che si aggirano sui ghiacci hanno anch’essi imparato a nutrirsi di quel che catturano, ed il loro menù comprende anche enormi pesci, che estraggono dalle acque dopo aver frantumato il ghiaccio. Passano le stagioni, e nella zona desolata arrivano altri umani, diversi da quelli autoctoni. Sono scienziati, che vogliono misurare lo spessore della banchisa, per verificare se l’inquinamento delle città, lontane centinaia o migliaia di chilometri, abbia assottigliato un ghiaccio che una volta si riteneva eterno ed immutabile. Gli umani tribali aiutano i nuovi arrivati, più “civilizzati”, nelle loro ricerche. Però si rifiutano di accompagnarli ad esplorare una zona che da loro è considerata tabù. Quasi tutti gli uomini bianchi ridono sotto i baffi delle strane paure degli indigeni. C’è però qualcuno che si domanda come mai dei cacciatori intrepidi e spietati abbiano paura di qualcosa che non si vede. I finanziatori della spedizione pretendono però che i carotaggi della banchisa proseguano, senza saltare alcuna area, seppur considerata sacra dai “selvaggi” locali. Definirli selvaggi non sarebbe peraltro adeguato, giacché da quelle parti di selve non se ne sono viste, a memoria d’uomo. Gli alieni intanto continuano a dormire anche quando le perforazioni degli uomini giungono dalle loro parti. Gli scienziati invece sono costretti a fermarsi, quando la punta del loro trapano urta contro il metallo dell’astronave imprigionata a decine di metri di profondità. Appena si diffonde la notizia, i nativi che si erano tenuti nei paraggi si allontanano velocemente. Come da copione, gli uomini bianchi, più grandi, più ricchi e più istruiti, si danno grandi pacche sulle spalle. Meglio così; senza spettatori nei paraggi, qualunque scoperta non sarà divulgata prima che sia il caso di farlo. I nativi non dispongono delle attrezzature necessarie a rimuovere tutto il ghiaccio che ricopre l’astronave, e neppure gli studiosi venuti dal sud. Costoro però possono adoperare dei lanciafiamme per creare una galleria. Per fare in fretta, geologi, biologi, chimici ed altri sedicenti scienziati organizzano dei turni di lavoro anche di notte. Non che da quelle parti si noti una netta separazione tra il buio e la luce. Quindi, dopo una decina di ore di duro fondere e scavare, gli uomini della spedizione possono toccare con le loro mani l’astronave proveniente da un lontanissimo sistema stellare. Il metallo non è freddo come dovrebbe; anzi, pulsa di un’energia che lascia tutti stupiti e spaventati. All’interno della nave spaziale, dispositivi finora dormienti inviano degli input alle creature in letargo. Qualche occhio si apre qua e là, ma il sonno è stato lunghissimo, e la vita si è ritirata quasi del tutto da quei corpi una volta possenti. Ecco perché gli scienziati terrestri trovano, tra i numerosi e stranissimi cadaveri, un solo alieno ancora vivo. Definirlo orribile sarebbe riduttivo, con tutte quelle zampe munite di chele, tenaglie ed altre propaggini minacciose. Ma i ricercatori non si lasciano spaventare dall’estrema diversità, e lo trasportano all’interno della loro base. Il mostro è pesante, ma non quanto farebbe supporre la sua misura; segno che dispone di ossa cave, o forse gli basta l’esoscheletro nerissimo e lucido. I reptoid, alleati di Evolution, non stazionavano ancora nell’orbita terrestre quando l’astronave aliena precipitò nei ghiacci. Adesso però rilevano, grazie alla loro tecnologia superiore, la riattivazione di alcuni tra i dispositivi alieni. I reptoid sono draghi simili a Dragonfire, sebbene di dimensioni più contenute. Le due specie, sviluppatesi su pianeti lontanissimi tra loro, sono presumibilmente imparentate. I reptoid avvisano sollecitamente Evolution di quella presenza extraterrestre, non ancora classificata. Non si tratta di rettili, perché altrimenti gli alleati di Evolution si sarebbero accorti della loro presenza molto prima. Navigatrice è una mutante, sorella di Fulminatore, che dispone dei super-poteri più indicati a localizzare con precisione l’astronave aliena. Nel frattempo, il mostro proveniente dallo spazio si è ripreso quasi completamente. Lo hanno collocato in una infermeria, dove i due medici della spedizione si apprestano a studiarlo. Gli scienziati umani non hanno però capito che il loro approccio buonista, verso tutte le forme di vita, non è necessariamente condiviso da quel gigante carnivoro. Lui vede le tenere creature carnose, prive di protezione chitinosa, come un pranzo o una merenda. I suoi antenati erano un incrocio tra le scolopendre e gli scorpioni. Animali privi di ossatura, che non hanno abbandonato quel format per evolversi. Sulla Terra, i mammiferi, i rettili, i pesci, gli anfibi e gli uccelli dispongono di una colonna vertebrale, ed i loro embrioni alla nascita sono simili, se non addirittura identici. I nostri vertebrati sono più evoluti dei crostacei, degli insetti e degli artropodi. Invece sul pianeta di provenienza di questi mostri giunti dallo spazio i vertebrati non ce l’hanno fatta a svilupparsi. Sono stati stroncati sul nascere da animalacci grandi almeno come lupi, dotati di zampe, pungiglioni e tenaglie di tutti i tipi. Il mostro osserva dall’alto dei suoi tre metri di statura i mollicci, ed ascolta i suoni che emettono, comunicando tra loro. La scolopendra-scorpione pensa solo a come fare per divorare il maggior numero possibile di quegli ammassi semoventi di appetitose proteine. L’occasione gli capita quando uno dei ricercatori getta alle ortiche tutte le precauzioni, per inoltrarsi da solo a tiro delle tenaglie dell’affamato alieno nero. Lo scienziato è un biologo, che pensa al successo che otterrà, quando racconterà ai suoi colleghi accademici di avere scoperto una forma di vita extraterrestre. Gli piacerebbe comunicare con quell’essere orrendo, che lo squadra in maniera poco promettente. Gli occhi sfaccettati dell’insetto alieno riflettono l’immagine del fin troppo curioso e sciocco umano. L’attacco giunge velocissimo, con un pungiglione che passa da parte a parte il biologo. Il veleno che gli entra in circolo è talmente potente, che inizia da subito a sciogliergli gli organi interni. Ecco perché non riesce neppure ad urlare, mentre muore in maniera estremamente dolorosa; anche perché il mostro ha già iniziato a divorarlo vivo! L’extraterrestre esoscheletrato viene però interrotto dal rumore prodotto da una porta, che qualcuno strappa dai cardini. Questo qualcuno è l’uomo bestia di Evolution, teletrasportato lì dalla Vae Victis, cacciatorpediniere e base di Evolution. Kong prende le misure del suo avversario, rendendosi conto delle sue molte armi naturali. La pericolosità dei pungiglioni e delle chele acuminate non frena però il potente mutante, che colpisce il mostro con un pugno che spezzerebbe la spina dorsale ad un umano adulto. La corazza chitinosa dell’extraterrestre regge abbastanza bene, ma si incrina. L’alieno mette a confronto la massa e la forza di Kong con quella dello scienziato che ha appena ucciso. Si chiede quindi se gli umani non siano subordinati, nella catena alimentare, ad esseri come quello grosso e peloso che lo ha appena aggredito. In risposta, il pungiglione dello scorpione-scolopendra taglia l’aria, piantandosi nel pavimento, dove pochi istanti prima Kong poggiava le sue grosse zampe posteriori. La punta del pungiglione si scheggia, ma penetra di parecchi centimetri nelle tavole di legno, usate come isolante termico. Il mutante di Evolution ha a che fare con un formidabile nemico, ma si è scontrato con esseri di potenza anche superiore. In più, Kong non è stato teletrasportato da solo in quella landa desolata e congelata. Fulminatore non ha bisogno del contatto fisico, per scatenare la sua energia micidiale. Una saetta scagliata dal mutante coglie in pieno l’alieno esoscheletrato, che non ha difese. Frigge, fuma da ogni apertura corporea, emette uno stridio assordante, quindi scappa, muovendo a grande velocità almeno sei delle sue numerose zampe. Gli spazi nella base artica sono ridotti e di sicuro non adatti a fare passare agevolmente un essere di tali misure corporee. Nonostante ciò, l’alieno corre verso l’esterno, sapendo di non potercela fare contro i poteri dei nuovi arrivati. Sfonda una porta, e si tuffa nella tormenta, a temperature bassissime. Kong e Fulminatore lo seguono a distanza, per non cadere in trappola. Infatti neppure i loro poteri mutanti sarebbero in grado di proteggerli a lungo dai rigori di un freddo, che ucciderebbe in un minuto qualunque essere umano non vestito pesantemente. I due mutanti sanno peraltro che Navigatrice ha memorizzato le specifiche emanazioni di quell’extraterrestre terrificante ed intrattabile. Evolution lo troverà; il rischio è che il super-gruppo mutante si debba accontentare di un insettone ormai congelato. L’essere nel frattempo arranca verso la sua astronave, con movimenti si fanno sempre più lenti. Lo spettro della morte si avvicina, sebbene le sue sembianze siano diverse da quelle che assumerebbe per carpire un terrestre.

mercoledì 21 novembre 2012

FERRO E SERPENTI_216° episodio

Il gruppo dei profiler ha un coordinatore, conosciuto per i suoi studi e le sue docenze. Vende libri e tiene conferenze molto seguite. Il pubblico ha evidentemente una curiosità morbosa per i morti ammazzati. Questi sfaccendati paiono non tenere conto che quello che di brutto capita agli altri può toccare anche a loro. Forse parlano delle morti altrui, per tentare di esorcizzare la morte stessa. Il coordinatore dei profiler ha però la sua croce, e gli uomini e le donne della sua squadra indagano anche su di lui, per scoprirla. Lo inducono quindi amichevolmente a rivelare che in carcere c'è un serial killer, accusato di un numero indeterminato di omicidi, ed il capo dei profiler si reca a fargli visita ogni anno. In quella occasione il perfido personaggio svela dove ha nascosto uno dei corpi delle sue vittime. Il criminale ha ottenuto di non farsi condannare alla pena capitale, proprio grazie alle informazioni che distribuisce con il contagocce. Il serial killer si diverte alquanto a prendere in giro il famoso coordinatore dei profiler. Lui, per quanto scriva di pessimi soggetti, che ne hanno fatte di tutti i colori, è un uomo civile, e questo lo frena e lo frega. Gli piacerebbe sparare in mezzo alla fronte del delinquente una pallottola che gli faccia un gran buco, ma lo uccida molto lentamente. Vorrebbe, ma la sua educazione e la sua scienza gli impediscono di ripulire il mondo da una carogna d'uomo, che di persone ne ha ammazzate più che a sufficienza per venti ergastoli. Cosa importa che ne abbia uccise altre dieci o altre cento? Dobbiamo forse adorare le statistiche a tutti i costi? La giustizia umana è principalmente una grande chiacchiera, intrisa di compromessi. La civiltà è una maschera pesante da portare. I serpentoidi invece non sono civili e non ci tengono. Stritolatore ed i suoi Hunter Killer stanno sorvegliando il capo dei profiler, che si reca per l'ennesima volta a visitare in carcere il suo nemico numero uno. Gli Hunter Killer si aggirano nei paraggi, per risolvere una volta per tutte la questione. Intanto, dopo l’ultimo scontro con i cavalieri dell’Apocalisse, Black Dragon e Robokiller stanno frugando in mezzo alla ferraglia di un demolitore. Cercano piastre, tubi, bulloni, da adattare e plasmare. Robokiller ha infatti riportato discreti danni strutturali. Nulla di fatale per un automa di quella massa e statura, ma l’apparentemente poco utile ammasso di ferraglia si rivela una miniera per chi sappia sfruttarla. Oltre a ciò, c’è il potere unico del Robokiller di assimilare intere macchine a se stesso. Questo è però il momento scelto da Maschera di Ferro per il suo attacco. Contro due nemici di tale potenza, il pazzo corazzato può solo sperare sul fattore sorpresa. In quanto ai motivi dell’aggressione, Maschera di Ferro ci ha da sempre abituati all’imprevedibilità del suo operare. Cerca vendetta contro Robokiller, sul cui aiuto contava per sconfiggere l’odiato Dragonfire. Poter lanciare ordigni esplosivi anche contro Black Dragon rende Maschera di Ferro ancora più felice. Robokiller ed il suo alleato draghesco palesano tuttavia riflessi che non sono mediati da un sistema nervoso organico. Nel momento stesso in cui rilevano lo spostamento d’aria prodotto dagli ordigni, i due possenti automi sono già in movimento. Pur non disponendo della grazia felina di Ferox o dell’agilità scimmiesca di Kong, Black Dragon e Robokiller si spostano quel tanto che basta a non essere investiti in pieno dai missili scagliati da Maschera di Ferro. Lui però questa volta si è portato qualche arma in più. Decolla quindi velocissimo, volando su una piattaforma che al suo comando estroflette pericolosi spuntoni di titanio. Robokiller, invece di spostarsi dalla traiettoria del pazzo, allontana Black Dragon. Poi assorbe tutto l’impatto della piattaforma volante e di Maschera di Ferro. Gli spuntoni si piegano e si spezzano, ma provocano anche notevoli ammaccature all’armatura appena riparata del grosso robot. Subito dopo, Black Dragon salta, sospinto dai suoi muscoli idraulici. Si scontra quindi con Maschera di Ferro, in un’assordante fragore metallico. Il drago è più grosso e pesante, per cui il pazzo corazzato ha la peggio. I due cadono al suolo, in mezzo ad auto semidistrutte, elettrodomestici dismessi ed altra ferraglia. Robokiller è ancora alle prese con la piattaforma volante di Maschera di Ferro, che, come fosse provvista di una sua volontà assassina, si accanisce contro il suo nemico. I suoi spuntoni residui ruotano, per tagliargli l’armatura e ciò che si trova sotto di essa. Robokiller invece si limita ad utilizzare il suo potere per colonizzare le componenti del micidiale aggeggio. Al suo comando, la piattaforma si scompone, ed i pezzi migrano verso il loro nuovo padrone. In breve, della pesante piattaforma rimane molto poco. Robokiller non solo l’ha domata: l’ha anche disassemblata e reintegrata completamente. Non molto più in là, Maschera di Ferro sfrutta la magia insita nella sua armatura, per bloccare le funzioni di Black Dragon; ma il robot ha sviluppato abilità ignote al pazzo metallico. Grazie ad esse, resiste alla sua magia. Lentamente, ma decisamente, si libera dalle catene invisibili, per contrattaccare con tutta la sua potenza residua. Un gigantesco colpo di coda proietta Maschera di Ferro contro un grosso mucchio di rottami, che gli crollano addosso, seppellendolo. Intanto il capo dei profiler ha raggiunto il suo obiettivo. Il maniaco ridacchia sfrontatamente; ha aspettato per un anno quella visita, ed ora vuole sfruttare al massimo l’ora che trascorreranno assieme. Si fa pregare per rivelare dove ha seppellito l’ennesima vittima, ma alla fine cede. Così anche oggi, come troppe volte in precedenza, il capo dei profiler esce strascicando i piedi. È inseguito dalle risate del pazzo, che si immagina come una specie di pericoloso elaboratore di intrighi criminali. Il poliziotto è giunto quasi ad odiarsi per la credito che riconosce ad un maledetto pazzo, meritevole di agonizzare sulla forca. Non è difficile per un serpentoide raggiungere una finestra, che si affaccia su uno strapiombo di decine di metri. Questi alieni sono molto pesanti, ma potenti. Per cui, mentre Anaconda si cala dal tetto della prigione, Boa, Pitone e Stritolatore si avvinghiano reciprocamente, creando un appiglio per il loro socio. Sysform, l’unica femmina del gruppo, osserva le manovre dei maschi come se fossero dei ragazzotti non particolarmente svegli. Lei preferisce la discrezione all’assalto muscolare. I condotti dell’areazione forse sono troppo stretti per gli altri Hunter Killer, non per lei. Così Anaconda e Sysform arrivano quasi contemporaneamente alla cella del pazzo. L’enorme serpentoide deve però arrestarsi di fronte alle sbarre collocate alla finestra della cella. Digrigna i denti, prova ad infilare la testa, ma l’acciaio gli resiste. Potesse fare leva, potrebbe strappare quell’ostacolo, fatto per resistere alla forza umana. Il pazzo lo vede, ma crede si tratti di un miraggio della sua mente malata. In carcere girano infatti diversi tipi di droga, compresi gli allucinogeni. Quel mostro è però reale: un gigantesco serpente desideroso di morderlo, per avvelenarlo o per mangiarlo vivo. Poi il criminale si rende conto delle difficoltà dell’alieno, perché di quello deve trattarsi. Anaconda sibila all’indirizzo dei suoi soci; loro rispondono, come vecchi amici brontoloni che si diano la colpa a vicenda. Il serial killer per un attimo è sicuro di essere protetto dal diavolo in persona; però un istante dopo si accorge di essere stato giocato, forse dal suo stesso dio del male. Prova finanche a maledirlo, ma che senso può avere maledire un dio o un diavolo? Sysform non si cura dei pensieri degli idioti; lei è lì per risolvere velocemente la questione. La sua testa corazzata, munita di micidiali creste ossee, scatta e lo colpisce in pieno petto. Le costole scricchiolano, mentre cedono verso l’interno, invadendo lo spazio cardiaco. Il criminale avrebbe voluto vivere per sempre, anche se recluso, ma oggi una serpentoide ha detto la parola fine ai suoi crimini ed alle sue pagliacciate. Maschera di Ferro ha fin troppo spavaldamente sfidato Black Dragon e Robokiller, ed ha perso. Sembra comunque strano ai due super-eroi che un pazzo come lui si sia comportato anche da stupido. Non sono quindi stupiti quando Uglux si lancia nella battaglia. Il mago mutaforma ed il pazzo corazzato sembrano avere ricostituito il loro vecchio sodalizio criminale. Non si sono fatti accompagnare dagli zombie; può darsi abbiano abbandonato la loro infatuazione per la necromanzia. Uglux trae sostanza dai rottami ferrosi, che nel deposito sono ammassati a tonnellate. La sua pelle si ricopre di piastre d’acciaio, mentre la sua massa si moltiplica. Black Dragon lo sfida apertamente, inducendolo a caricare. Uglux forse adesso pesa più del drago robot, ma è Black Dragon a mettere a segno per primo un pugno di indicibile potenza. Il mutaforma, colto in pieno petto, si piega in due. Si rende allora conto di avere commesso un errore: i suoi organi interni non sono di ferro, e neppure le ossa. Il drago nero invece è un blocco coeso e dinamico, che al primo colpo ne fa seguire un secondo, altrettanto forte. Uglux rimbalza all’indietro, fino a scontrarsi con il mucchio di rottami sotto i quali è imprigionato Maschera di Ferro. I due super-criminali si scambiano uno sguardo d’intesa, che vorrebbe significare che adesso tocca a loro somministrare mazzate. Maschera di Ferro aziona dei propulsori nascosti, che lo proiettano a velocità crescente contro Robokiller. Un uomo indemoniato, avvolto da un’armatura stregata, che si scontra contro un robot, molto più grosso. La strategia di Maschera di Ferro si rivela inadeguata, giacché la massa che cercava di spostare ha assorbito con facilità tutta la sua energia cinetica. Robokiller afferra l’avversario in una stretta, che mette a dura prova il metallo temprato dell’armatura. Uglux riparte all’attacco di Black Dragon, evitando però lo scontro diretto. Gli lancia infatti contro una tonnellata di vecchia auto. Il drago nero si abbassa e si sposta, evitando quasi del tutto l’impatto. Il contatto residuo tra l’auto ed il robot causa rumore e scintille, come del resto ogni brutale impatto tra i quattro ferrei contendenti. Black Dragon si è avvicinato a circa cinque metri da Uglux, che si prepara ad usare i suoi poteri magici. Il drago però lo anticipa, proiettandogli contro la sua fiamma caldissima. Il mutaforma ha esternamente la consistenza dell’acciaio, che mal sopporta il micidiale e repentino incremento della temperatura. Ad Uglux non resta che tentare la fuga, mentre si concentra per spegnere le fiamme che stanno aggredendo la carne che si trova sotto il metallo. Anche Robokiller anticipa le mosse del suo nemico, estendendo una delle sue braccia di parecchi metri. Il grosso pugno metallico arriva in pieno viso a maschera di Ferro, che, sollevato da terra, vola contro un muro. Il pazzo corazzato capisce quando è il momento di tagliare la corda, tanto più che è rimasto solo a combattere due nemici formidabili. Uno dei due basterebbe a metterlo in difficoltà; due significano fratture, lividi ed armatura ridotta a pezzi. Maschera di Ferro aziona quindi i razzi d’emergenza, agganciati al dorso dell’armatura, e sfreccia verso il cielo. Robokiller potrebbe seguirlo, ma ritiene che per oggi il loro nemico abbia subito abbastanza. Proprio in seguito ai colpi incassati, il processore che regola i marchingegni di Maschera di Ferro inizia a perdere i colpi. Di conseguenza, anche il dispositivo di volo registra un calo di potenza. Lo psicopatico precipita quindi a velocità crescente verso un gruppo di case. Si ripiega su se stesso, per contenere i danni dello scontro imminente. Poi, con fragore di mura sfondate, il bolide ferroso abbatte un muro esterno, un pavimento, un muro non portante, e si ferma in una stanza di un appartamento. Controlla i danni, riscontrando che tutto sommato può allontanarsi sulle sue gambe. Maschera di Ferro non ha alcuna animosità nei confronti di chi vive in quell’edificio, ma alcuni di loro ne hanno nei suoi. Tre o quattro fuori di testa decidono di attaccare briga con il super-criminale, incuranti della sua armatura e delle sue armi. A Maschera di Ferro pervengono le grida soffocate di una donna. Lui non lo sa, ma si tratta di una ragazza rapita da una banda di balordi drogati. Il super-criminale non ha alcuna considerazione per la vita umana; quindi non interverrebbe in difesa della ragazza, se non fosse indotto a farlo dai cretini che lo assalgono. Hanno deciso di essergli nemici, quindi li percuoterà come meritano. Non li ucciderà, ma li umilierà liberando la loro preda. I tizi nel frattempo, arrancando in mezzo alle macerie, gli saltano addosso, colpendolo con bastoni e bottiglie. Maschera di Ferro non può che ridere dell’ironia della situazione: costretto a fare l’eroe, per una volta nella sua vita! Non adopera neppure le armi, accontentandosi di fracassare nasi, clavicole, avambracci, ginocchia e mascelle con le sue mani guantate di una lega di titanio. Forse se i cretini si fossero portati un fucile, e gli avessero sparato a distanza ravvicinata, Maschera di Ferro sarebbe stato sbalzato indietro. Invece adesso è solo lui a picchiare con foga i rapitori. Quando Maschera di Ferro interrompe la sua azione, i quattro stupidi sono a terra, in un lago del loro stesso sangue. Abbatte quindi la porta, suscitando allarme nella giovane umana. Si ferma un attimo, per chiedersi cosa fare. Alla fine si rassegna a completare la sua buona azione. Libera la ragazza, che suscitando il suo stupore lo abbraccia. Dopo mezz’ora, ripensandoci, Maschera di Ferro ammette con se stesso di non aver trovato spiacevole quell’esternazione di riconoscenza.

domenica 18 novembre 2012

QUATTRO CONTRO QUATTRO_215° episodio

Guerra è un demone astuto. Come Pestilenza, ha individuato uno strumento umano con un carattere adeguato. Il militare che ha lanciato i missili contro la nazione vicina avrebbe voluto farlo da tempo. Aspettava l'ordine dai suoi superiori, per poter sfogare l'odio irrazionale che prova nei confronti di gente che neppure conosce. Guerra ama questi umani. Questi idioti che odiano visceralmente anche i loro connazionali, in base a faide di campanile. I missili volano, si armano, poi scendono verso i bersagli già impostati nelle loro memorie elettroniche. Le difese antimissile della nazione aggredita entrano in azione, ma chi le ha progettate sa benissimo che è quasi impossibile intercettare e distruggere più di un certo numero di ordigni. Così accade che, su dieci missili lanciati, due raggiungano i bersagli. Otto di quei portatori di morte non riescono ad uccidere alcun umano; due di loro penetrano in due distinti edifici. Trasportando esplosivo potentissimo, i missili abbattono quasi completamente due costruzioni in cemento e mattoni. Non si tratta di centri di comando dell'esercito nemico, bensì abitazioni di uomini, donne e bambini inermi. Uccisi sul colpo, o schiacciati dai crolli, sono in molti a morire per il vile attacco. L’attacco a sorpresa non è un’invasione di terra, e neppure un bombardamento aereo. Nessun lancio di truppe oltre la frontiera. L’esercito della nazione aggredita reagisce quasi subito, rassicurato dal fatto che dopo i primi missili non ne siano arrivati altri. La nazione che ha dichiarato guerra scopre di averlo fatto guardando la tv. Tutti si chiedono come diavolo sia potuta succedere una cosa simile. La diplomazia non riesce ancora a mettere in moto la sua inutile macchina, ma del resto quelli che sono stati colpiti non intendono di certo volgere l’altra guancia. Tocca a loro usare l’artiglieria contro tutto e tutti, oltre il confine, specialmente contro obiettivi civili. Guerra, sulla cima di una collina, spazia con la sua vista soprannaturale in tutte le direzioni. Come già in passato, ha fomentato la naturale aggressività umana, ed ora può rimanere a guardare quegli stupidi bipedi che si sbudellano a vicenda. Nessuno crede che l’addetto ai missili abbia agito in trance, neppure i suoi colleghi e superiori. Un collega di Guerra, Pestilenza, ha appena indotto un ricercatore a produrre un agente patogeno pericolosissimo. Il passo successivo è di diffonderlo in maniera tale da causare il maggior numero di vittime. L’agente patogeno si riproduce in maniera esponenziale; quindi, una volta iniziato il contagio, sarà quasi impossibile arrestarlo. Carestia si materializza nel suo particolare campo di battaglia: una serie di villaggi poverissimi, dove tutti stanno ormai morendo di fame, uomini ed animali. Il maledetto cavaliere dell’Apocalisse estende al massimo il suo potere, diffondendo la rassegnazione, la disperazione, l’incapacità di trovare una ragione per tornare a vivere. Questa ondata di morte latente accende una specie di faro, visibile a mondi di distanza. Il faro diventa una specie di vortice, che attira uno dei quattro campioni, che pochi giorni or sono si sono scontrati con successo contro i cavalieri dell’Apocalisse. Black Dragon, il robot senziente amico e quasi sosia di Dragonfire, scivola attraverso i piani dell’esistenza, per raggiungere il suo nemico. Il formidabile automa compare a pochi metri di distanza da Carestia, interrompendone la concentrazione. Gli umani prostrati assistono all’attacco del drago metallico. I suoi passi pesanti scuotono la terra, mentre carica come un bisonte. Carestia potrebbe teletrasportarsi, ma Black Dragon lo colpisce con tale forza da stordirlo. Il demone non riesce a prendere l’iniziativa, mentre il drago nero continua a percuoterlo con colpi fortissimi. Pugni, calci e colpi di coda staccano frammenti di sostanza da quello che, se non fosse stato preso di sorpresa, sarebbe una specie di spettro quasi intangibile. Pestilenza controlla il corpo e la volontà del ricercatore, che esce frettolosamente dal laboratorio. I suoi modi da asociale non stupiscono i colleghi presenti, che al momento sono pochi. Sale in auto, mentre Pestilenza fruga la sua memoria per individuare un sito ove versare la soluzione contenente i pericolosissimi virus. L’auto parte in direzione di un enorme lago artificiale, che si trova a poche decine di chilometri dalla città. Se i virus inizieranno a proliferare in quel bacino chiuso, sarà quasi impossibile che non si diffondano attraverso l’acqua che defluisce verso valle. Poi, dal fiume, accederanno agli acquedotti. Se si trattasse di un veleno chimico, giungerebbe molto diluito alle case servite dalle condutture dell’acqua potabile. Trattandosi di agenti patogeni, l’effetto sulla lunga distanza sarà viceversa moltiplicato. La strada che conduce al lago è molto ripida, e l’auto del succube di Pestilenza arranca, ma alla fine arriva ad uno dei laghi presenti su quel versante della montagna. Quello che si trova alla quota minore, ma è anche quello con la maggiore portata d’acqua. Dragonfire si è appena materializzato in loco. La sua missione è di fermare Pestilenza, ma il demone ha utilizzato il ricercatore come nascondiglio. Il drago di Evolution si erge in tutta la sua massa, sulla diga che contiene il lago artificiale. Lo strumento umano di Pestilenza è talmente preso dalla sua missione genocida da non notare Dragonfire, che, in mezzo alla strada, gli impedisce di proseguire. Pestilenza allora gli ordina di accelerare, per impattare il formidabile drago con l’acciaio dell’automobile. L’automobile pesa più dei settecento chili di Dragonfire, e procede a notevole velocità, nonostante la strada stretta. Il drago però non si sposta; anzi attende che il veicolo lo investa, o quasi. Una frazione di secondo prima, il formidabile alieno abbatte uno dei suoi monumentali pugni sul cofano del fragile prodotto della tecnologia umana. Il veicolo si blocca istantaneamente, mentre il motore sfonda i sostegni, per schiantarsi sul selciato. I semiassi anteriori si piegano in uno modo che i progettisti non avrebbero creduto possibile. Il retro dell’autovettura si stacca da terra, di almeno due metri; poi ricade con un fragore di ferraglia e pneumatici scoppiati. Il carburante fuoriesce, ed una fiammella annuncia l’inizio dell’incendio che distruggerà l’auto e chi la guidava. Dragonfire però non intende lasciare morire l’innocente ricercatore; per cui strappa senza fatica la portiera anteriore sinistra, per estrarre il tizio stordito. Il piano di Pestilenza non può realizzarsi, a meno che lui stesso si getti nella mischia. Una zaffata di polvere fetida, annuncia l’attacco del demone. Le emanazioni del malvagio cavaliere dell’Apocalisse riducono in cenere ed indeboliscono gli animali nel raggio di centinaia di metri. Gli alberi, che non possono allontanarsi, lottano per sopravvivere. Forse a modo loro fanno il tifo per Dragonfire, il campione della vita. Il potere di Pestilenza provoca in effetti qualche sintomo di malanni vari anche nel grande corpo del drago di Evolution. Tuttavia la fisiologia dell’alieno è oltre la comprensione di qualunque demone terrestre, da qualunque corpus di leggende provenga. A Dragonfire non riguarda a quale mitologia Pestilenza faccia riferimento. Il drago gli sbatte sul muso la portiera dell’auto, evitando così il contatto diretto. Pestilenza risente della potenza di Dragonfire, così come, nello stesso momento, Carestia subisce la forza di Black Dragon. Allontaniamoci per il momento dai due demoni, per ritrovare il terzo: Guerra. L’avversario designato questa volta non è Krom, il campione della K-Force di Akros, bensì il Robokiller. Un demone armato ed urlante, contro un automa nato per uccidere. Il loro scontro scatena scintille e fragori di ferraglia. Robokiller dispone di numerose armi da fuoco; per cui Guerra per una volta assaggia la sua stessa medicina. Pallottole di varie dimensioni, sparate o mitragliate, traccianti o a frammentazione. Guerra è costretto a diventare parzialmente intangibile, per non soccombere alla furia del robot. Poi però il cavaliere dell’Apocalisse cede alla sua più grande debolezza: la vanità. Avrebbe potuto lasciare che Robokiller sprecasse a vuoto i suoi proiettili, ma non sopporterebbe mai che si venisse a sapere che Guerra si è negato ad uno scontro diretto. Carestia e Pestilenza agiscono in maniera infida ed indiretta; Guerra no. Vuole vedere i nemici in faccia, prima di infilzarli con la sua spada. Vuole sentirli frignare, prima di spezzarli in due con la sua ascia gigantesca. Per cui si lancia ancora una volta contro Robokiller, che accoglie con favore lo scontro all’ultimo sangue o all’ultimo bullone. Guerra sferra un gran colpo con una mazza chiodata, che sfonderebbe facilmente un muro di mattoni. Robokiller incassa il colpo, e la sua armatura presenta un’ammaccatura. Subito, i suoi dispositivi interni si mobilitano per riparare il danno. Il grosso robot registra la forza dell’impatto subito, ed attacca a sua volta. Una delle sue lunghe braccia scatta in avanti; il pugno è serrato, trasformando la mano meccanica in una degna rivale dell’arma adoperata dal suo nemico. Questa volta è Guerra a subire l’urto doloroso; il demone non si sarebbe comunque spostato, essendo convinto che il combattimento sia quasi tutta questione di forza bruta. La mazza chiodata del cavaliere dell’Apocalisse colpisce Robokiller danneggiandolo superficialmente. Nessuno dei due avversari pare intenzionato a cedere, né ad indietreggiare di un solo passo. La loro competizione produce rumori di ferraglia percossa e di acciaio che colpisce una fibra biologica di pari durezza. Ad ogni colpo dell’uno o dell’altro, scintille simili a quelle della lavorazione del ferro schizzano a metri di distanza. Il terreno su cui i due combattono si frantuma a causa delle loro masse e della potenza dispiegata. Morte decide però che sia giunto il momento di raggruppare tutte le sue truppe. In un battito di ciglia, Carestia, Pestilenza e Guerra vengono trasportati nella grande pianura, dove lo scontro è iniziato. Anche Dragonfire, Black Dragon, Robokiller e Krom subiscono la medesima dislocazione. Krom, che probabilmente è il più agile tra i presenti, assale Guerra. La spada a doppio taglio del gigante della K-Force impatta sulla spalla del demone coperto di sangue. L’armatura di Guerra cede, lasciando penetrare la spada, che oggi vorrebbe dissetarsi coll’energia vitale di questo essere di grande potenza. Robokiller punta uno dei suoi cannoncini contro Morte, il cui corpo, sebbene insensibile al dolore, può essere danneggiato. La coda di Dragonfire sibila e si abbatte contro le gambe di Carestia, spezzandogliele. Black Dragon, in una singolare sintonia, esegue la stessa mossa contro Pestilenza. Anche il corpo del demone della malattia riporta danni, che gli impediscono di stare in piedi. I quattro campioni della Terra e di Akros vedono avvicinarsi la vittoria. Balzano all’unisono contro Guerra e Morte, per colpirli con tutto quel che hanno. Dragonfire assesta un pugno fortissimo a Morte, che per una volta è spiazzato dall’evolversi della situazione. Per millenni incalcolabili ha distrutto chiunque senza bisogno di fare a pugni, ma il drago di Evolution è alieno anche per lui. Le cellule del colosso verde assorbono direttamente la luce solare, e non hanno alcuna programmazione genetica che le conduca verso l’invecchiamento. Krom affonda la sua spada assetata nel corpo già danneggiato di Morte. La spada nera, a suo modo ultraterrena, non ha alcuna considerazione per Morte e per gli altri sedicenti cavalieri dell’Apocalisse. Morte urla, mentre inizia a morire. Robokiller carica Guerra come fosse un rinoceronte. Il corno metallico del robot assassino sfonda l’armatura del malvagio cavaliere. Black Dragon completa il quadro, con un pugno simile ad un maglio. L’armatura di Guerra tenta di rigenerarsi, ma Robokiller e Black Dragon lo incalzano senza pietà. Del resto, quel pessimo demone ha per principio sempre negato la tregua e la pacificazione. Morte però è ancora il più forte tra i cavalieri dell’Apocalisse. Ecco perché riesce a strapparsi la spada di Krom dalle viscere. Non era mai successo, ma la spada non aveva mai osato trarre energia da un nemico di potenza pressoché divina. Morte emette due scariche di pura energia, che proiettano indietro Krom ed anche lo stesso Dragonfire. I due super-eroi però sono pronti a ripartire all’attacco; sennonché Pestilenza si trascina fino ad afferrare una gamba di Krom. Il potere del demone in questo caso funziona, e l’eroe di Akros si abbatte al suolo. Guerra sfrutta la distrazione di Black Dragon e Robokiller per colpire il secondo con la sua ascia micidiale. Il robot riporta seri danni, crollando sulle ginocchia. A questo punto, Dragonfire conclude la disputa, ricorrendo al suo potere più grande: la super fiamma avvolge prima Morte e poi Guerra. L’altro drago apre a sua volta le fauci, per somministrare il potere delle sue fiamme a Carestia e Pestilenza. I quattro cavalieri a questo punto non possono far altro che abbandonare i loro simulacri fisici, troppo danneggiati per essere salvati. Le essenze dei quattro demoni si allontanano sconfitte. Nelle menti di Dragonfire, Black Dragon, Robokiller e Krom risuonano le minacce dei nemici, ma sono voci in allontanamento, che spariscono in fretta. Black Dragon sta già aiutando Robokiller a ripararsi, ed i due si fermano in un vicino deposito di rottami, vera fonte di pezzi di ricambio. Krom è ancora alle prese con i postumi dell’attacco di Pestilenza, ma a soccorrerlo ci pensa la sua spada nera. È ironico che il potere strappato a Morte serva a rigenerare un campione dell’umanità e della vita.

lunedì 12 novembre 2012

QUATTRO CAMPIONI_214° episodio

Dragonfire, il campione di Evolution, si guarda attorno. Si trova in una vasta pianura, delimitata da tutti i lati da montagne sufficientemente alte da essere innevate in cima. A livello del suolo, la temperatura è calda; lo sarebbe se da quelle parti ci fosse un umano, ma Dragonfire è un alieno, in grado di emettere un plasma incredibilmente caldo. Per lui quella temperatura è irrilevante. Al momento è preso da altri pensieri; in particolare: non ricorda di avere intrapreso di sua volontà un viaggio per giungere in quel luogo. Peraltro il drago di Evolution, data la sua immensa potenza, può permettersi di attendere il divenire dei fatti. Un altro eroe, o meglio un super-eroe, condivide la perplessità di Dragonfire. Si trova anche lui in una pianura sterminata, delimitata da alte montagne. Krom, il campione della K-Force, è arrivato in quel luogo in un battere di ciglia. Anche Krom non ricorda bene attraverso quale meccanismo sia stato dislocato nello spazio e nel tempo. Il gigante appare umano nelle sue proporzioni, se si trascura il fatto che è alto due metri e mezzo. Muscoloso, come ci si aspetta da un campione portatore di una spada nera a due tagli. Una cotta di maglia metallica, calzoncini corti, stivali ed un elmo con le corna sono i suoi soli abiti. Krom non emette plasma infuocato dalle fauci, ma è quasi invulnerabile come il drago di Evolution. Il campione di Akros ed il campione della Terra si conoscono da molto tempo, e molte volte hanno combattuto assieme contro nemici fortissimi. Si trovano nello stesso posto, sullo stesso pianeta, che non è né la Terra, né Akros. Dragonfire e Krom non si vedono e non si sentono, dato che si trovano su due differenti piani dell'esistenza, contigui, ma separati. Il terzo dei campioni è conosciuto come Robokiller; è ancora più grande di Dragonfire, che è alto tre metri e pesa settecento chili. Robokiller, come suggerisce il suo nome, è un automa nato per uccidere, che però ha preso le distanze da quell'imprintig. Black Dragon è anch'esso un robot. Chi lo ha costruito pare essersi ispirato a Dragonfire, poiché Black Dragon è assimilabile al drago di Evolution per le dimensioni, il peso ed anche per la fiamma che può emettere dalle fauci. Due robot, un drago alieno ed un possente portatore della spada. Quattro piani dell'esistenza che stanno convergendo. Sono sempre più simili a tasche dimensionali, che si aprono, finché i quattro campioni si trovano l'uno di fronte o accanto agli altri. In quel frangente capiscono o meglio ipotizzano che qualcuno li abbia convocati per proiettarli in una battaglia degna dei loro poteri, e ne sono lieti, perché adorano la battaglia. Quando si dice pestilenza, si intende una malattia estremamente contagiosa ed estremamente letale. In passato, la quasi totale ignoranza dell'igiene gettò le basi per una diffusione quasi inarrestabile della pestilenza. Anche la carestia sembrerebbe un fenomeno sociale relegato ad un passato remoto, ma l'iniqua distribuzione delle risorse costringe interi popoli a cicliche carestie. La pestilenza uccide in un modo, la carestia in un altro. Ambedue non accettano di essere considerate vinte, e ciclicamente aggrediscono le masse di diseredati. La pestilenza e la carestia lavorano per la morte, che in quelle situazioni sembra interessata ad anticipare la dipartita di esseri viventi che prima o poi prenderebbe comunque. La morte manda avanti questi suoi servitori, per portarsi avanti col lavoro. Come se non bastasse, c'è la guerra, che non assale solo i poveri, ma tutti quelli che possono essere colpiti dalle armi. Grazie al progresso umano, le armi da fuoco, i cannoni, i missili e le bombe atomiche hanno reso la guerra ancora più potente. Quando le battaglie si combattevano con spade, lance e frecce, c'era modo di collocarsi fuori portata. Oggi una bomba atomica mette sullo stesso piano chi abita nei tuguri e chi abita nei grattacieli. La bomba atomica azzera tutto ciò che comprende della sua area d'azione. Se la guerra fosse personalizzabile, non sarebbe più un cavaliere corazzato, armato di ascia e spadone, bensì un ordigno nucleare. Allo stesso modo, se volessimo personalizzare la pestilenza, dovremmo immaginare il prodotto di un laboratorio di ricerca: un invisibile virus, in grado di replicarsi in maniera esponenziale. L'araldo della carestia invece rimane ciò che è sempre stato: una specie di spettro magrissimo, coperto di stracci, in grado di aspirare l'energia vitale con un solo tocco. Pestilenza, Carestia e Guerra sono tre dei quattro cavalieri dell'Apocalisse. Il quarto è ovviamente Morte: un cavaliere scheletrico, che monta un cavallo analogamente scheletrico. Morte non ha bisogno di cambiare look; la moda non gli interessa. In alternativa compare come un mietitore, ma non quando è in compagnia di Guerra, Pestilenza e Carestia. Lo scalpitare dei destrieri induce Dragonfire, Black Dragon, Robokiller e Krom a voltarsi. I quattro cavalieri dell’Apocalisse sono comparsi dal nulla, o meglio, come i quattro campioni, sono stati evocati in quella enorme piana. Morte frena il suo avanzare, come un capitano che voglia mettere prima alla prova i suoi sudditi. Guerra ovviamente è il primo a farsi avanti, ed attacca briga con Krom. Forse Guerra non è quell’ardimentoso che vuol sembrare, dato che evita di scontrarsi con i due draghi e specialmente con Robokiller, che è il più massiccio del quartetto dei campioni. Vede in Krom un avversario sufficientemente umano, sebbene sia alto due metri e mezzo. Guerra avanza con la sua ascia insanguinata, per tagliare in due l’avversario, come fosse un immobile pezzo di carne. Krom invece schiva agilmente il grossolano assalto, ruota su se stesso e colpisce di striscio Guerra con la sua spada incantata. Nessuna arma umana potrebbe fare del male a quella specie di demone, che è in grado di guarire quasi istantaneamente. Tuttavia la spada nera di Krom è cosa ben diversa da una lama forgiata da mano umana. Il potere di quella spada a due tagli è tale che anche un demone come Guerra ne risente, e la sua rigenerazione è molto più lenta del solito. Pestilenza scende dal suo cavallo; poi avanza lentamente verso Black Dragon. Il robot lo attende, immobile come una roccia. Quando Pestilenza giunge a contatto con Black Dragon scatena su di lui tutti gli innumerevoli malanni che costituiscono la sua essenza. Virus, bacilli e batteri mordono l’armatura del drago metallico, ma non possono di certo infettare i materiali non organici. Gli invisibili aggressori cercano affannosamente qualcosa da penetrare e dissolvere; è però Black Dragon a colpire efficacemente. Solleva Pestilenza, e lo scaglia senza particolare sforzo a decine di metri di distanza, dove si abbatte al suolo. Carestia evidentemente non apprende dalle esperienze altrui; ma del resto lui si è sempre solo occupato di far morire di fame esseri già indeboliti. Robokiller si nutre di energia solare e, volendo, anche di energia elettrica. Come Black Dragon, non ha carni sensibili agli assalti di Carestia. Robokiller riporta il suo nemico alla realtà, trasmettendogli una scarica elettrica da fare invidia a Fulminatore. Guerra si è fatto più attento, mentre continua a combattere contro Krom, che pare divertirsi a dargli lezioni di scherma. A questo punto, Morte decide di farsi avanti, per eliminare quei quattro colossi. Dragonfire però non aspetta che il suo avversario prenda l’iniziativa. La sua fiamma è pronta da alcuni minuti, ed ora investe uno sconcertato demone. Chi osa attaccare Morte? Tutti fuggono solo a sentire il suo nome! Invece questo drago extraterrestre lo aggredisce con una potenza incommensurabile, alla quale nessuna sostanza può resistere. Ecco perché Morte deve, seppure momentaneamente, morire, in una ben poco gloriosa implosione. Pestilenza e Carestia non sono tuttavia sconfitti. Si rialzano, pronti a riprendere la battaglia. Questa volta sembrano decisi a non sprecare le loro nefaste energie contro i campioni non organici. Krom sta ancora combattendo contro Guerra, ma corre il rischio di dover lottare anche contro Pestilenza e Carestia. Ma Dragonfire si schiera accanto al super-eroe di Akros, pronto a scagliare la super-fiamma contro gli altri demoni dell’Apocalisse. Morte si sta già rigenerando, ma al momento i suoi sudditi sono in svantaggio numerico. Per cui elabora istantaneamente un piano di riserva. Carestia, Pestilenza e Guerra scompaiono dalla pianura, sottraendosi allo scontro con i quattro campioni, per il momento. Guerra ricompare sulla Terra, in una regione dove gli umani combattono stupidamente tra loro, in nome di Dio; il punto tragico è che i due popoli adorano la medesima divinità. La stupidità diffusa induce quei popoli a litigare da anni; ma ora, con Guerra presente, la situazione precipita. Carestia si materializza nello stesso continente, ma a migliaia di chilometri di distanza. Le sue vittime predestinate sono uomini e donne che non hanno imparato alcunché dalla vita, dalla morte, dai libri e dai computer. Tutti gli anni, il loro raccolto è scarso; quest’anno è anche peggio. Sono inevitabilmente destinati a morire di fame, dopo una lunga agonia. Le piogge hanno riempito gli stagni, e la gente non morirà di sete. Dovrà litigare con gli animali per l’acqua, ma si trascinerà per molti giorni, prima di soccombere per la fame. Carestia è lì, che organizza tutto per il peggio. Pestilenza compare su Akros, pianeta di origine della K-Force. Il perfido demone non si formalizza nel voler distruggere le vite con la peste di questo o di quel colore. Utilizzerà un virus prodotto sinteticamente dai pazzi umani. Con esso, diffonderà un’epidemia uguale o superiore a quelle degli anni bui della razza umana. Anche Akros attraversò un periodo di centinaia di anni, assimilabili al medioevo terrestre. Pestilenza in quegli anni si fece in due, seminando morte su ambedue i mondi. Morte non si vede ancora, ma i suoi tre servitori si sono già messi al lavoro per servirlo. I quattro campioni intuiscono che la forza che li ha trasportati su quel mondo sconosciuto continuerà a contrapporli ai cavalieri dell’Apocalisse. Dragonfire, Black Dragon, Krom e Robokiller hanno infatti sviluppato, in modi differenti, una particolare sensibilità per quello che gli umani chiamano destino. Sentono che le trame complicate si stanno sviluppando. Poi, uno a uno, i quattro campioni scompaiono da quel mondo. Inizia il secondo tempo della battaglia contro i cavalieri dell’Apocalisse. Pestilenza non è uno sciocco demone, che punta tutto sullo scontro fisico. Cerca piuttosto qualcuno da manipolare, per massimizzare la sua opera genocida. Indaga, grazie a poteri affinati nei millenni ed oltre. Gli serve qualcuno che sia sufficientemente fanatico da lavorare giorno e notte. Uno abbastanza geniale da scoprire ed intuire, ma abbastanza stupido da confondere il bene con il male. Su Akros, in un laboratorio all’avanguardia, Pestilenza è presente nella sua forma più intangibile; si aggira nei corridoi e nelle stanze, ove operano biologi e chimici. Legge i pensieri più reconditi di tutti loro, perché la persona che vuole è denotata da un alto tasso di frustrazione e fanatismo. Buone intenzioni, accompagnate dalla convinzione maniacale che il fine giustifichi i mezzi. L’immortale demone della malattia conosce molto bene gli umani, e sa dove e come collocare la leva che li induce a fare quel che lui vuole. Un brillante biologo, strumento inconsapevole del signore della malattia, cerca un rimedio contro l’influenza. Una patologia che colpisce quasi tutti gli umani, con grande frequenza. Il biologo non si sta cimentando in una crociata contro virus mortali, ma contro aggressori più blandi, a grandissima diffusione. Abbiamo già visto come la vittima di Pestilenza sia a suo modo geniale, ed anche come lavori troppo. Una persona che si interessa della salute altrui, senza curarsi troppo del suo equilibrio. Pestilenza non ha alcuna intenzione di manifestarsi fisicamente, per il momento. Gli basta suggerire discretamente allo studioso una piccola modifica alla metodica che conosce a memoria. Tanto basta ad innescare una pericolosa mutazione genetica in un organismo unicellulare, che avrebbe dovuto combattere a sostegno delle difese immunitarie dei malati di influenza. Adesso quell’organismo invisibile ad occhio nudo ha invece il potere di aggirare ed ingannare il sistema immunitario umano. Ben lungi dal curare, può uccidere come il più pericoloso dei killer. Guerra è molto più diretto; sotto la sua influenza, un militare, addetto ad una postazione missilistica, si addormenta. Poi, in stato di trance, lancia una salva di missili, che distruggono un villaggio nella nazione confinante. Il terzo dei fedeli assistenti di Morte, Carestia, ricorre ad una strategia già collaudata migliaia di volte. Agisce sui centri nervosi delle sue vittime, costringendole ad un’alternanza selvaggia ed incontrollata di fame smodata e perdita totale dell’appetito. In breve, gli affamati distruggono le scarse riserve alimentari collettive, mentre gli altri si abbattono al suolo, come se avessero perduto ogni interesse per la vita. I cavalieri dell’Apocalisse minacciano l’umanità della Terra e di Akros, ma questa volta fanno sul serio.